di Mario Lesina
C’è un qualcosa che va oltre le beghe di partito, gli amici degli amici favoriti nei cda delle municipalizzate o gli annunci di scatolette di tonno da aprire. Si chiama Roma ed è passata da orgoglio a vergogna. Incendi, cumuli di spazzatura, certificati medici farlocchi per dipendenti comunali, metro interrotte, buche in ogni dove, cinghiali in gita premio.
Queste le consegne che Virginia Raggi ha dato nelle mani di Roberto Gualtieri, in perfetta continuità politico-amministrativa con un’alleanza che sta rappresentando una delle pagine più buie della politica italiana, dove un capocomico tiene in scacco il (presunto) partito delle intellighenzie.
Sarebbe inopportuno indicare un solo colpevole, visto che per due sindaci inadatti ci sono tantissimi altri lavoratori che da anni non fanno bene il proprio mestiere, altri- menti non si spiegherebbe tale disastro: ma un punto di partenza va comunque individuato nella sindaca uscente e in quello entrante. Raggi ha dato il colpo di grazia ad una città assolutamente incapace non solo di evolversi, come fatto da altre realtà mondiali, ma sem- plicemente di gestire gli affari correnti.
Parliamo del minimo sindacale, come allacci di corrente per nuovi inquilini, ritiro della spazzatura, servizi essenziali, parcheggi, traffico, verde pubblico, strutture per bambini e anziani. Persino nel giardino degli Aranci, accanto al famoso buco della serratura da cui si può ammirare il Cupolone, spopolano cumuli di rifiuti tra turisti increduli e famiglie che portano a passeggio neonati o cani.
La guida di Raggi è stata infelice per due ragioni: il metodo di scelta ha dimostrato che una signora nessuno non è in grado di gestire la cosa pubblica, dopo che per anni i cosiddetti professionisti non hanno brillato. Ma proprio per questa ragione oggi va ricercata ancora più competenza e ancora più professionalità per immaginare di rimet- tere in piedi la Capitale. In secondo luogo non ha avuto l’umiltà di farsi guidare in un ambito a lei estraneo, ma ha agito di impulso sbagliando così due volte.
Di Gualtieri, poi, è nota la parabola: scelto per il semplice fatto di non poter lasciare senza casella un ex ministro dell’economia. Un po’ poco come motivazione tattica, ma al Nazareno continuano ancora a ragionare per equilibri e caselle, mentre intanto tutto crolla dal Pigneto ai Parioli, da Prati a Centocelle, passando per i fantomatici no grillini a tutti gli eventi che avrebbero potuto far arrivare interessanti risorse per provare a risollevare le sorti della città eterna.
Che dire poi della babele di norme e crisi tra ambulanti, ncc, tassisti, centurioni: sembra di essere in un suk dove vige il caos assoluto, senza il minimo rispetto per leggi e professioni. Manca del tutto, inoltre, una buona dose di umiltà che farebbe fare un passo indie- tro oppure consiglierebbe prudenza, magari chiedendo un cenno a chi ne sa di più. Utopia, purtroppo, in un circolo vizioso dove quelli con la fascia tricolore e le auto blu preferiscono tagliare nastri, popolare aperitivi e farsi un selfie con l’attore di turno che arriva in città, anziché sistemare le buche, spulciare i troppi cerificati me- dici che inondano le sedi di Ama e Acea o inventarsi un modo per snellire il traffico.
La credibilità di una proposta politica alternativa passa necessariamente anche dal coraggio di caricarsi sulle spalle un fardello così pesante e che in molti forse non vorrebbero portare. Ma qualcuno dovrà pur farlo. E’ come se fosse in vigore una normativa di guerra, l’unica in grado di mettere un minimo di ordine in processi decisionali fuori dalla logica e ormai senza una ratio.
E’ evidente che in questo modo non si può andare avanti, con il rischio di mettere a rischio sia il prossimo Giubileo che la salute dei residenti. Occorre un piano straordinario per la Capitale, in cui coinvolgere verosimilmente Protezione Civile ed Esercito: non è un’iperbole ma una semplice constatazione. Se i dipendenti delle municipalizzate varie non riescono ad affrontare la quotidianità, occorre che il Governo prenda un’iniziativa e si rivolga al Primo Cittadino in qualche modo.
Senza contare i danni di immagine di questo scempio: le fotografie che ritraggono immondizia, cinghiali e ubriachi che scendono le scale di Trinità dei Monti sono un danno incredibile che si sconterà per anni e dovrebbero essere affisse nella bacheca del Comune, così da ricordare ai sindaci di ieri e di oggi che è necessario iniziare a voler bene a questa città, prima che farsi uno staff di 20 collaboratori, tra portavoce, consulenti e cerimonieri.