Settantacinque anni, tanti ne sono passati da quel 5 maggio 1940 quando l’ennesima nave italiana arrivò sulle coste australiane portando con sé, dopo oltre un mese di navigazione, centinaia e centinaia di italiani che avevano lasciato il Bel Paese andando alla ricerca di fortuna dall’altra parte del mondo. Tra i tanti passeggeri di quella nave, ognuno con la propria storia, vi erano anche Vincenzo Vaccaro di quasi 2 anni e sua madre Antonia Lagana. Stavano raggiungendo il proprio padre ed il proprio marito, Luigi Vaccaro, che era partito poco prima della nascita del figlio per cercare di dare loro un futuro ed una vita migliore. Quello che offriva il loro paese nativo, Decollatura, in provincia di Catanzaro, non bastava o comunque non era quello che Luigi si aspettava e voleva per suo figlio e sua moglie. In Australia invece, trovarono una vita ed un posto migliore, tant’e` che a Myrtleford, nelle vicinanze di Melbourne, ampliarono la famiglia con le nascite di Gino, Ines e Linda.
A loro insaputa, Vincenzo e Antonia, non sapevano che quello che stavano intraprendendo sarebbe stato l’ultimo viaggio che quella nave, varata col nome di “Romolo”, avrebbe fatto.
“Romolo”, una volta completata quell’attraversata, riparti` per tornare nella Madre Patria il 5 giugno 1940 da Brisbane, pochi giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia. “Romolo” aveva anche una “sorella”, “Remo”, la quale si mise in viaggio verso le coste italiane qualche giorno prima ma non appena l’Italia dichiaro` il suo appoggio alla Germania, venne catturata dalla flotta Australiana e fatta premio di guerra con l’obiettivo di farle poi battere bandiera Australiana.
Il capitano di “Romolo”, una volta venuto a conoscenza di cio` che era capitato alla nave italiana, cerco` in tutti i modi di sfuggire alla cattura, decidette di cambiare rotta e di orientarsi a massima velocita` nello stretto passaggio che vi e` tra la Nuova Guinea e l’Indonesia, nella speranza di sfuggire agli australiani. La nave tuttavia, nulla pote` contro la flotta australiana ed in breve tempo fu raggiunta all’altezza della penisola di Cape York. Al capitano di “Romolo” ed al suo equipaggio fu ordinato inutilmente di arrendersi ma loro anzi, una volta trasferiti tutti i passeggeri nelle scialuppe di salvataggio, cercarono in tutti i modi di mantenere alto l’orgoglio italiano e non videro altra soluzione se non quella di dar fuoco alla nave in modo tale da impedire che potesse poi venir inglobata nella flotta australiana.
“Romolo” fu successivamente affondata a colpi di cannone mentre il capitano e tutto l’equipaggio furono catturati, fatti tornare in Australia ed internati in appositi campi di detenzione, insieme ai loro compagni di “Remo”, per tutta la durata della guerra.
Per loro, purtroppo, furono anni di sofferenza e difficoltà`, ma e` grazie a loro che l’orgoglio italiano e la nave “Romolo” non si arresero mai.
Cav Joe Cossari
per la famiglia Vaccaro