Le parole dell’artista agli italiani all’estero: «Ciao a tutti, amo da sempre il Paese in cui vivo, nonostante sia conciato come tutti ben sappiamo. E’ per questo che mi viene da pensare che quelli di voi che l’hanno dovuto abbandonare per necessità abbiano sofferto non poco. Anche per questo motivo abbiamo provato a organizzare il Giro del Mondo che abbiamo fatto negli ultimi mesi cercando di raggiungervi come potevamo. In bocca al lupo».
Luciano
“Avventurosi, inaspettati, appaganti” sono gli aggettivi usati da Luciano Ligabue per qualificare i suoi 25 anni di carriera e non è un caso che abbia scelto Campovolo, l’aeroporto di Reggio Emilia, per annunciare – durante un’anteprima esclusiva a cui Prima di Tutto Italiani ha partecipato – i festeggiamenti del suo quarto di secolo “tra palco e realtà” ed i 20 anni dell’album Buon Compleanno Elvis: proprio lì, sulle piste dell’aeroporto di casa, il 19 settembre il Liga si esibirà in un concerto che ha anticipato essere il più lungo di sempre. Si tratta della terza edizione di Campovolo – l’esordio fu nel 2005 davanti a più di 160 mila persone, la seconda volta nel 2011, oltre 120 mila i fan presenti – un live che si preannuncia essere davvero speciale, “una serata unica – come ha spiegato il diretto interessato – perché non ho mai suonato integralmente i miei album”. A Campovolo 2015, infatti, interpreterà per intero sia il suo primo album Ligabue sia Buon Compleanno Elvis accompagnato dalle rispettive storiche band – i ClanDestino e La Banda – e suonerà anche il meglio di Giro del Mondo con la formazione attuale, Il Gruppo.
Giro del Mondo, sì album, ma anche fantastica tournée che, a cavallo tra lo scorso anno e questo, ha portato Ligabue a calcare palchi oltreoceanici. Toronto, New York, Los Angeles, San Francisco, Miami, São Paulo, Buenos Aires, Sydney, Melbourne, Tokyo e Shanghai, sono state le tappe di questo “regalo” che Ligabue si è fatto, per dirla con le sue parole. “Possiamo rischiare di andare a fare concerti in posti dove magari non verrà nessuno?” è la domanda che si è posto prima di intraprendere questa nuova avventura e la risposta è stata sì “pensando di andare a fare compagnia agli italiani che non possono venire a sentirci in Italia perché vivono troppo lontano”. “Abbiamo avuto tantissime belle sorprese, il viaggio si è rivelato una cosa quasi magica” ha commentato riferendosi alle moltissime persone che, in terre così distanti, conoscevano a memoria le sue canzoni “da qua non potevo immaginarlo, l’ho scoperto là. Sapevo di qualche brasiliano ma non sapevo così tanti!”.
Trovarsi a suonare in piccoli club, come è capitato in questa tournèe transoceanica, ha rappresentato anche “un salto nel tempo”, un giro del mondo, insomma, che Ligabue, con una semplicità disarmante, ha definito “un viaggio della libertà”, perché quel “bisogno di sapere, di cronometrare, di far sapere “ lì non c’era, “non c’era nessunissima aspettativa, che cambia la percezione delle cose”.
“Ma guarda come ti muovi e guarda come ti vesti” è il suggerimento che il rocker emiliano, affabile ed ironico, ha ammesso si darebbe ripensando al Liga degli esordi, argomentando che “quando mi rivedo agli inizi mi faccio tenerezza: tradisco qualche impaccio per le movenze per l’atteggiamento”. “Però 25 anni fa i talent non c’erano e quindi l’ho scampata”, è stata la conclusione di questo simpatico amarcord.
Cinque lustri sotto le luci della ribalta per Ligabue, seppur qualche ombra, che lui stesso non rinnega, ci sia stata: “credo che gli scivoloni miei si siano visti tutti e penso che, in qualche modo, me li sono meritati. La canzone deve essere popolare, funziona se arriva alla gente, quindi, quando le mie canzoni non arrivano come spero che arrivino, le sento sbagliate. Gli scivoloni più clamorosi sono stati il terzo album (Sopravvissuti e Sopravviventi n.d.r.) con il quale sembrava che la carriera fosse finita e sicuramente Miss Mondo che è stato uno scivolone quasi intenzionale: era l’album dopo Buon Compleanno Elvis, io soffrivo di un problema di identità importante, ho avuto bisogno di raccontare che non era tutto oro che luccicava quel tipo di successo e quindi ho scritto materiale che non poteva essere popolare”.
In tanti anni “su e giù da un palco” inevitabile anche qualche cambiamento per Ligabue, sì personale ma anche professionale. “Dopo il primo album, dopo aver visto l’effetto che le canzoni avevano sulle persone – racconta – ho percepito un altro tipo di responsabilità. Adesso scrivo con molta meno incoscienza, ma mi piace pensare di essere più libero: agli inizi mandavo avanti i personaggi, adesso parlo di più in prima persona”.
Pensando al futuro, Luciano Ligabue non ha intenzione, almeno per ora, di tornare dietro la macchina da presa o dedicarsi nuovamente alla scrittura, desidera solo fare musica perchè “le canzoni sono mainstream, tutto il resto no”, e, sebbene lui stesso si meravigli di avere ancora – dopo 25 anni di carriera e 18 album – qualcosa da dire, la convinzione è che il Liga negli anni a venire saprà egregiamente “tener botta”.