Così risponde la Tunisia all’Isis: parla l’ambasciatore Sanguini

sanguiniDi Enrico Filotico

La Tunisia risponde, il terrorismo va combattuto e se per farlo serve alzare un muro lungo 196 chilometri allora che si faccia. Avrà pensato questo il nuovo governatore tunisino Essebsi, in carica dal Dicembre del 2014. Il diktat è arrivato direttamente dal Ministro della Difesa, Farhat Horchani, che lo scorso febbraio ha fatto innalzare una vera e propria barriera al confine con la Libia, perchè le lotte e il sangue riversato dai cittadini fino al 2011 nel corso delle tristemente note Primavere Arabe deve rimanere un brutto ricordo. Una panoramica più completa di quanto accade in Nord Africa l’ha fatta Armando Sanguini, già ambasciatore d’Italia a Tunisi, al termine del Globe, evento dedicato al diritto Internazionale tenutosi nell’Università di Bari lo scorso 20 aprile organizzato dall’Ispi in collaborazione con l’associazione studentesca Studenti Per Giurisprudenza.

Ambasciatore Sanguini, qual’è oggi il modo migliore per l’Europa di sostenere il mercato tunisino?
L’Europa ha un debito piuttosto importante, cioè quello di sostenere il paese che più di ogni altro ha scelto un modello politico-economico coerente con i nostri principi e criteri, sia politici che economici. Non dimentichiamo che la costituzione varata dalla Tunisia ha ottenuto il plauso del mondo intero, Essebsi sta tentando una sintesi tra occidente e mondo islamico piuttosto importante. È un debito che dobbiamo onorare, anche da quel punto di vista fondamentale che è l’economia, unico modo per produrre lavoro. Oggi la Tunisia è in grosse difficoltà economiche e sociali, in questo periodo paga il prezzo della sua scelta politica culturale diventando bersaglio privilegiato del terrorismo.

L’insediamento del nuovo governo, il primo dopo l’adozione della nuova costituzione, ha portato il rinnovamento in Nord Africa. Come procede lo sviluppo costituzionale in Tunisia?
Procede. Il partito islamico che aveva perso la prima elezione libera in Tunisia ha accettato di partecipare ad un governo di coalizione, una prima importante prova di disponibilità a coesistere in un regime democratico. Perse le elezioni è stato comunque chiamato al governo da Essebsi, Presidente della Repubblica di Tunisia, e ora governa assieme al centrodestra in maniera costruttiva tale da consentire a questa Costituzione di essere realizzata. Pagano il prezzo del progresso con il terrorismo, che ormai ha visto in Tunisi un focolare di giovani militanti. Noi questo dobbiamo saperlo perché proteggendo la Tunisia proteggiamo uno dei pochi esempi di sintesi tra questi due modi diversi di concepire la vita è la società.

Come abbattere il rischio di proselitismo del Isis?
Il terrorismo c’è, ed è un problema a breve, a medio e a lungo termine. Se non capiamo perché è nato l’estremismo e il terrorismo non capiremo mai come combatterlo. L’aspetto immediato è quello della sicurezza che implica un lungo lavoro di intelligence, europea. Occorre usare la forza laddove necessario, condividendola però con i paesi in cui questo bubbone sta crescendo e quindi con i paesi islamici e arabi. Non dimentichiamo che oggi è stata messa insieme una coalizione di 34 paesi islamici anti terroristi e che l’organizzazione per la cooperazione nazionale islamica, 57 paesi, si è schierata apertamente a favore di una battaglia comune contro il terrorismo. Il terzo aspetto è che ci vogliono politiche culturali e sociali sul territorio: la bandiera dell’isis, e la folle avventura offerta, devono essere smitizzati nei contenuti ed è necessario che a prevalere siano la bandiera della civiltà, della libertà, della convivenza. E’ la battaglia a medio e lungo termine che dovremo portare avanti.

twitter@EFilotico

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