Si è tenuta questa estate la seconda edizione dell’ElbaBook, il festival dell’editoria indipendente. Una kermesse che ha impegnato l’omonima isola dal 26 al 29 Luglio, trasformando il paradiso naturale ligure in un oasi felice per scrittori e amanti della lettura. L’ennesimo processo di valorizzazione della nostra cultura, lingua e imprenditoria. Un circuito in cui anche le piccole case editrici possono trovare spazio e garantire lustro a dei prodotti di qualità, troppe volte dimenticati. Lontani dalla grande editoria e dal libro industriale, è stato proprio Marco Belli (in foto), direttore artistico del festival, a sviscerare sulle colonne di Prima di tutto Italiani i tanti temi che affollano l’Isola d’Elba nella settimana dell’ElbaBook.
Rio nell’Elba: qual è il rapporto tra cultura e turismo, in una località che certo non vive la crisi in questo settore?
Questa parte dell’Elba è vocata ad un determinato tipo di turismo consapevole, differente da quello di Marciana o di Lacona. È un approccio al viaggiare molto vicino all’ambiente, parliamo di un turismo assolutamente di coscienza. È iniziato agli inizi degli anni ’50, quando Rio nell’Elba e Rio Marina si sono divisi: quest’ultimo ottenne le riviere e le belle spiagge, mentre Rio nell’Elba cominciò ad impoverirsi. Si decise in quel momento di ripartire con la sfida più difficile, investire sul turismo culturale e di alto livello. La rinascita avvenne anche grazie alla frequentazione di intellettuali di massimo calibro, su tutti Hans Berger e Michel Foucault, che trovarono in Rio nell’Elba una via alternativa al vivere sull’Elba. Da quel momento è diventata cuore puntuale e pulsante di una delle più belle isole del Mar Tirreno.
Una fiera a difesa delle piccole realtà editoriali. E’ fondamentale un evento del genere, in un momento in cui le grandi case editrici speculano sulla diffusione della carta stampata?
Certo. I nostri espositori sono spesso marito e moglie o gruppi di persone con un obiettivo comune che rischiano in un mercato come quello italiano e lo fanno per produrre i libri che gli piacciono. Prodotti di qualità. L’editoria indipendente è qualità, al contrario nei grandi gruppi editoriali si stanno scoprendo sempre più refusi, sempre più libri fatti mali. Il nostro editore invece cura il suo scritto, nonostante sia schiacciato da un mercato forse poco leale. Ecco che Elba si fa portatore di questo mondo coraggioso, non è un caso che Symbola, associazione che si occupa delle eccellenze italiane, ci abbia riconosciuto come festival che rappresenta il meglio del prodotto made in Italy.
L’editore indipendente può essere paragonato ad un piccolo artigiano della cultura?
Assolutamente sì, spesso gli editori indipendenti fanno il libro perché sono innamorati dei loro prodotti. Indipendentemente dal ricavato delle vendite, si crede nell’autore. Probabilmente anche più del grande editore. Il nostro mondo è una sorta di palestra, un momento in cui impari a vivere il mondo degli scrittori. A questo forse ci ha rinunciato quella determinata parte della grande editoria. Il libro indipendente, di qualità assoluta, è un prodotto artigianale: i grandi libri vengono pensati e costruiti ad hoc per la vendita. Ovviamente con le dovute eccezioni.
L’offerta italiana che abbina il mare ai libri vede un legame con il mare viscerale: i libri in che modo possono essere legati a questo elemento che così tanto ci caratterizza?
Io premetto che sono un amante della montagna, dunque per me il festival e la sua location rappresentano già di per se una grande sfida. Sicuramente l’isola d’Elba mi ha aiutato perché coniuga appunto la montagna e il mare, tutti e quattro gli elementi della natura sono presenti nella loro massima espressione. Il mare è fondamentale, metafora letteraria per eccellenza. Basti pensare da Omero in poi quanto è stato elemento cardine della letteratura. Il libro, poi, altro non è che un pezzo di carta messo in una bottiglia che naviga a largo sperando che qualcuno raccolga con la curiosità di vedere cosa ci sia scritto.
L’Italia del XXI secolo è ancora una super potenza mondiale di arte, letteratura e diffusione della cultura? Oppure stiamo perdendo le caratteristiche che per anni ci hanno reso la nazione più bella del mondo?
La stiamo perdendo. Ci sono piccole realtà che stanno resistendo, poi da un punto di vista di affluenza turistica stiamo scendendo. Noi ormai siamo abituati a vivere di rendita, anche se non facciamo nulla viviamo in una nazione così bella che tanto la gente viene a prescindere. Purtroppo non è più così, abbiamo tantissime opere d’arte che sono lasciate abbandonate al loro degrado ed altre che non è possibile nemmeno vedere perché non sono valorizzate e promosse. Noi potremmo vincere dieci a zero tutte le partite in questa materia, invece giochiamo la nostra gara molto coperti e in maniera “ignorante”.
L’Elba, una scelta che riconcilia lo straniero con l’Italia? Fosse solo per una inequivocabile simbologia che lega l’isola e la penisola, di cui Elba è parte…
Io ho incontrato l’Elba nel 2008 quando venni a fare una mostra di fotografia. Mi presentarono dei fotografi con cui poi sono divenuto molto amico, ho presentato negli anni altri libri fin quando due anni fa mi chiamarono per chiedermi se volessi organizzare un festival di scrittura indipendente nel corso dell’estate. Devo dire, oggi, che l’ho fatto molto volentieri.
Quali sono le letture che maggiormente coinvolgono le grandi masse?
Le grandi masse che leggono libri sono soprattutto i bambini. È l’editoria infantile ed adolescenziale la più richiesta, non si sa perché crescendo si smette di leggere ed i motivi di questa involuzione ci porterebbero molto lontani.
Crede ci sia stata un’inversione di rotta a cavallo del nuovo millennio?
Molti leggono il genere noir e devo ammettere che negli ultimi anni in Italia ha preso piede anche la graphic novel, è la grande novità dei lettori nostrani. Il problema è che nel nostro paese c’è una media molto bassa di libri letti, uno o due all’anno. Io vorrei che la lettura tornasse al centro del processo di crescita dell’italiano.
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