Pubblica amministrazione a due velocità: chi ci pensa a modernizzarla?

di Elisa Petroni *

Quando pensiamo ad una riforma indispensabile per rimettere in moto il nostro paese a tutti viene in mente una e una sola cosa: la Pubblica Amministrazione. Davanti all’esigenza, sempre più sentita di sburocratizzare, semplificare e rendere trasparente tutti i governi hanno provato, in questi ultimi anni, a emanare leggi che potessero indicare una strada maestra. Due sono gli ambiti principali su cui si è orientata la riforma della Pubblica Amministrazione: la trasparenza e l’efficienza. Ma andiamo per ordine. La trasparenza è accessibilità totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle Pubbliche Amministrazioni e questo, stando al D.Lgs.33/2013 (Decreto trasparenza), doveva avvenire attraverso la pubblicazione online, sui siti istituzionali di tutte le P.A. di una sezione specifica chiamata “Amministrazione trasparente” con all’interno tutti i documenti, dati e processi concernenti il funzionamento della P.A.

Nel 2015, a distanza di due anni dall’entrata in vigore del Decreto, alcuni tra gli enti pubblici più importanti non avevano ancora provveduto alla creazione della sezione (Aran, Enit, Mise) e tra quelli che lo avevano fatto, il più delle volte, i dati o erano parziali, o erano stati omessi o totalmente illeggibili. Risulta da monitoraggi condotti da Adotta una PA (http://www.adottaunapa.it). Ecco che nel 2016 arriva il Decreto Madia , D.Lgs n.97/2016 che interrompe il già lento percorso avviatosi apportando modifiche al D.Lgs n.33/2013. Rimangono invariati i capisaldi portanti del primo decreto trasparenza ma il nuovo fornisce il pretesto per rallentare gli adempimenti e in taluni casi metterli addirittura in discussione là dove ritenuti troppo trasparenti e lesivi di quel diritto alla privacy che finisce per trovare nel n.97/2016, piuttosto che nel n.33/2013, un validissimo alleato. Il sito, creato appositamente per il monitoraggio degli adempimenti da parte delle P.A., “La bussola di Magellano” http://www.magellanopa.it/bussola/ ed utilizzato nei monitoraggi condotti da Adotta una PA, , ad oggi risulta in aggiornamento e ci terrei a far notare che siamo a Marzo 2017 mentre il D.Lgs.n.97/2016 è di giugno dello scorso anno.

L’efficienza è capacità costante di rispondenza alle proprie funzioni. Tra i parametri validi per la misurazione dell’efficienza, la velocità e sicurezza dei pagamenti, la riduzione dei costi e la standardizzazione dei processi interni.Al 31 Dicembre 2015 tutte le P.A. avrebbero dovuto aderire e PagoPA la piattaforma nodo dei pagamenti. Un progetto strategico, creato in collaborazione con AgiD ( Agenzia per il Digitale) e altri soggetti Istituzionali, che consentirebbe a cittadini ed imprese di eseguire pagamenti in modalità elettronica scegliendo liberamente il prestatore di servizio, gli strumenti di pagamento e il canale tecnologico preferito, e alle pubbliche amministrazioni di velocizzare la riscossione dei crediti (esito in tempo reale e riconciliazione certa ed automatica), ridurre i costi e uniformare i servizi agli utenti.

Un rapporto ufficiale dell’AgiD, sull’adesione della P.A. al sistema dei pagamenti elettronici PagoPA, al 31/03/2016 riporta questi dati. Scuola, Università, Istituti ricerca: enti aderenti 8.686, enti attivi 6. E così via. Comuni e Loro Associazioni: 4.534 e 806. Altri Enti: 223 e 4. Regioni ed altri Enti Regionali: 118 e 9. Strutture Sanitarie: 78 e 4. Gestori di pubblici servizi: 9 e 5. Province e loro Associazioni: 55 e 13. Enti assistenziali, previdenziali e Agenzie fiscali: 3 e 1. Ministeri: 11 e 3. Per un totale di 13.720 enti aderenti e 851 enti attivi.

Quindi solo 851 dei 13.720 enti che hanno aderito alla piattaforma, sono attivi e la usano. Gli esiti sono empiricamente evidenti. C’è un timido tentativo di mettersi in moto da parte della P.A quando il governo legifera con volontà riformatrice ma permangono due brutti “vizietti” italici: uno, di chi governa e fa le leggi che prima ancora che siano state totalmente recepite dai destinatari le cambia e uno, di chi le applica, che il più delle volte, vuoi per mancata conoscenza e informazione, vuoi per superficialità e approssimazione, vuoi per autotutela o mancanza di controlli e deterrenti finisce per farlo in tempi lunghissimi o non farlo affatto. E’un po’ come se in Italia chi fa le leggi e chi le applica andasse a due velocità differenti.

*Fondatrice di MIT (Modernizzare l’Italia)

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