Molti non lo ricorderanno mai noi sì. Trent’anni fa, il 19 maggio 1987, moriva in Mozambico, a 34 anni, Almerigo Grilz. Stava riprendendo uno scontro a fuoco tra i ribelli anticomunisti della Renamo e i governativi del Frelimo. Fu il primo giornalista italiano del dopoguerra a cadere sul teatro di guerra. Il Sunday Times gli dedicò una pagina, i giornali italiani un colonnina. Era “politically uncorrect” Almerigo, forse perché una delle figure più belle della giovane destra italiana degli anni 70.
Animatore del Fronte della Gioventù di allora, conquistatore di scuole, piazze e università, artefice della rivolta di popolo contro il trattato di Osimo che svendeva la zona B dell’Istria alla Yugoslavia di Tito, capopopolo delle grandi battaglie a difesa dell’identità nazionale di Trieste e contro il comunismo. Almerigo insegnò soprattutto il coraggio e la coerenza, la caparbietà nel difendere oltre tutto e sopra a tutto, la dignità delle idee, della tradizioni, dell’identità italiana.
Nella città che segnava il confine con la cortina di ferro cavalcò le battaglie di un nazionalismo moderno e di un anticomunismo intransigente. Non ebbe la fortuna di vedere cadere il Muro di Berlino, simbolo di un’Europa divisa, che lui sognava invece “libera, unita, indipendente, forte e armata”.
Coraggioso e idealista, portava con sé un carisma non comune, una volontà di ferro, una solida cultura politica. Le prime volte che si spinse lontano dalla sua città, inventandosi giornalista, fu per due grandi battaglie (erano i primi anni 80) che lo affascinavano: la crociata dei cristiani del Libano e la Jihad anticomunista dell’Afghanistan.
Poi fu un susseguirsi di paesi e di strade d’ogni angolo del mondo. Faceva il suo mestiere orgoglioso di essere italiano e giornalista libero: Iran, Birmania, Cambogia, Irlanda del nord, Angola, Filippine, Etiopia, Mozambico.
Le sue cronache e le sue immagini fecero il giro del mondo e fu esempio e maestro per tanti che lo seguirono nella professione.
Sono trent’anni che Almerigo dorme dall’altra parte del mondo, in Africa, sotto un albero secolare, come è riservato agli eroi. Ma vive in noi il ricordo di un grande italiano.
twitter@robertomenia
[…] Pubblichiamo il fondo del segretario generale del Ctim, Roberto Menia, apparso sul numero di aprile … […]
"Mi piace""Mi piace"