C’è chi si entusiasma (legittimamente, per carità, se si ama il pesce azzurro) per le sardine bolgnesi. E chi invece è maledettamente preoccupato per le tragedie in atto a Venezia e Taranto. E’anche questa la differenza di percezione politica tra un pezzo del Paese dedito a meeting, analisi e confronti “contro qualcuno”, mentre nel mezzo l’Italia affonda nella scadente congiuntura politica.
La crisi sistemica, tanto nella laguna quanto nell’Ilva, lascia ferite non solo in chi vede a repentaglio il proprio futuro, ma anche in una classe dirigente approssimativa e non sintonizzata sull’attualità. Va menzionata anche la cosiddetta classe degli intellettuali, troppo preoccupati dei “pieni poteri” e della tre giorni dem a Bologna, passando per le mille elucubrazioni sulla prossima legge elettorale, mentre invece dovrebbe chiedersi cosa ha fatto in questi anni per essere pungolo della politica, e non cane accucciato sotto il tavolo parlamentare in attesa di qualche briciola da sgranocchiare.
L’Italia vive una crisi assoluta, tanto valoriale quanto contenutistica e il fatto che non se ne parli sui giornali, nelle piazze cittadine, nei corpi intermedi ormai agonizzanti è la spia della definitiva resa. Non solo Fiat se n’è andata, ma anche altri colossi come Whirlpool e la stessa Mediaset che medita una fusione europea con spostamento di sede in Olanda: un segno che in pochi stanno cogliendo.
Compito della politica è prevedere i flussi sociali ed economici, non esserne travolti. Poi è chiaro che sulle proposte bisogna discutere, confrontarsi nel merito e alla fine decidere, ma stona maledettamente in questi giorni di immagini drammatiche, in laguna quanto nell’ex Italsider, che nessuno si prenda la responsabilità di ciò che è accaduto. Non è sempre colpa di chi governava prima o della forza bruta della natura: un tifone non si può prevedere né un errore gestionale relativo ad un affare. Ma si possono costruire le paratie per non subire quei colpi.
Chi non è in grado di farlo, semplicemente passi la mano, per non rischiare di compromettere quel poco di Italia che è rimasto da salvare.
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