Un manifesto programmatico e la sinistra in un angolo: doppietta del premier

di Leone Protomastro

Un discorso, quello del Presidente del Consiglio alla Camera dei Deputati, che segna uno spartiacque: non è solo quello pronunciato dal primo premier donna d’Italia, non è neanche solo quello di un leader che ha riportato a Chigi un governo politico dopo i molti governi tecnici o di larghe intese. 

E’stato invece, ed è l’elemento più denso, un manifesto programmatico per l’Italia del 2030 che ha messo con le spalle al muro tutti: chi ha governato fino ad oggi e non ha impedito lo status quo, con un debito pubblico monstre, con i ritardi noti e le deficienze che ci confinano in fondo alle classifiche Ue; chi è stato investito del governo dal mandato popolare, che dovrà fare scelte anche impopolari, ma che le porterà a termine, a costo “di non essere rieletta”; e chi all’esterno del paese ha continuato a chiudere gli occhi dinanzi alle non decisioni di Bruxelles, che nonostante sia stata fondata inizialmente sul carbone e sull’acciaio, proprio sull’energia si è fatta trovata completamente impreparata (e anche grazie alle scelte di Berlino, mai contrastate negli ultimi anni). 

Basterebbe solo questo per dare la cifra delle parole di Giorgia Meloni, che tra le altre cose hanno avuto l’effetto politico di togliere aria alle battaglie della sinistra, ma che la sinistra non è più riuscita a fare sue: il lavoro, le donne, i giovani.

Quando il Presidente del Consiglio ha osservato che il Reddito di Cittadinanza può servire solo a chi, non essendo più abile al lavoro, necessita di alcune tutele, mette l’accento sul tema legato al merito, che il Pd e in generale il centrosinistra ha sempre declinato solo sulla carta. Ma senza dare fiato a quel dibattito.

Oggi alla Camera Giorgia Meloni ha sottratto, alla sinistra e a quell’universo culturale che fagocita il pensiero diverso, il pallino del gioco, confinando quel mondo e quella presunzione di avere la verità in tasca in un angolino, da cui difficilmente uscirà nel breve periodo.

Come potrà la sinistra parlare nuovamente di lavoro e diritti dopo ciò che è accaduto a Taranto e ai lavoratori dell’Ilva? Come potrà inneggiare al merito dopo aver avallato una misura assistenzialistica che paga qualcuno per restare a casa senza cercare un’occupazione? 

Come potrà questa sinistra essere credibile agli occhi delle imprese dopo aver detto no alle trivelle in Adriatico, aumentando il ritardo italiano nella ricerca di fonti energetiche autoctone?

In un colpo solo Giorgia Meloni, da Presidente del Consiglio, ha spiegato dove ha sbagliato la sinistra e come questa destra, moderna, atlantista e pragmatica, intende porvi rimedio.

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