Non sfugge che, al di là delle problematiche interne date dal caro benzina e dall’inflazione, l’anno appena iniziato si è caratterizzato per un iper attivismo da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un vento “conservatore” che, sebbene abbia registrato la grave perdita di un faro assoluto come Benedetto XVI, può essere denso di progetti e obiettivi da raggiungere.
In poche ore il premier italiano ha ricevuto a Roma il capo del PPE Manfred Weber, il Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro giapponese Fumio Kishida: simbolo di una notevole vitalità internazionale, strategica per poter distendere le politiche che Fratelli d’Italia ha annunciato in campagna elettorale (e più in generale dopo che Meloni ha assunto la presidenza dei conservatori europei) e che adesso necessitano di essere attuate.
Che il quadro internazionale spinga l’occidente (e l’Italia) a ragionare su politiche attive e geopoliticamente rivolte al futuro è un fatto compiuto: l’asse con il Giappone è estremamente rilevante per Roma, a dimostrazione di una spiccata attenzione verso l’indopacifico. Come è altrettanto rilevante la possibilità che una convenzione con la Germania “pareggi” il Trattato del Quirinale con la Francia, anche per via di rapporti che tra Parigi e Berlino non sono più idilliaci come in passato.
In questo senso l’approccio diversamente europeista di Giorgia Meloni è significativo, perché si apre la concreta strada della collaborazione con all’orizzonte non più le larghe intese tra popolari e socialisti, ma tra popolari e conservatori.
Anche in Europa dunque il vento conservatore, se adeguatamente utilizzato, può far dispiegare le vele italiane per navigare in mare aperto e raggiungere le mete tanto auspicate.