di Alessandro Svevo
“Se il nostro cuore è sincero, lavoriamo tutti secondo le nostre differenti condizioni con lo stesso obiettivo: il bene della nostra Nazione. Se lo spirito è questo, il confronto è necessario inevitabile, utile”.
C’è un qualcosa di nuovo che ha preso forma oggi, in occasione della partecipazione del premier Giorgia Meloni al Congresso della CGIL. Si chiama Politica, con la P maiuscola. Non solo il Presidente del Consiglio ha accettato l’invito, come non accadeva da 27 anni, ma ha rivendicato due macro temi durante il suo intervento: rispetto e idee.
Rispetto per la prima e la più antica forza sindacale italiana, idee declinate con orgoglio verso le proprie convinzioni non solo sul modo di amministrare il delicato tema del lavoro, ma sul tipo di concetto che avvolge l’altro grande tema che prende il nome di confronto.
Quando nel suo discorso alle Camere il premier ragionò analiticamente di dialogo e ascolto, non lo fece in odor di retorica, ma certa che la propria coerenza l’avrebbe portata per onestà intellettuale a sedersi attorno a un tavolo con tutte le forze, proprio al fine di individuare il miglior modo di provvedere al benessere della Nazione.
Un passaggio, questo, che ha rimarcato a Rimini, volando alto con un discorso da statista e spegnendo così le contestazioni, ideologiche e personalistiche, che si sono sciolte nel mare di densità programmatica che Giorgia Meloni ha offerto alla platea: oggi giorno di Unità Nazionale, presidenzialismo e famiglia per il rilancio.
Nessuna voglia di ‘ingraziarsi il nemico’, come certa stampa sciatta da giorni va scrivendo, al pari della tentazione di disertare quell’appuntamento dopo Cutro: nulla di più sbagliato. Meloni ha dimostrato, da tempo, di non sfuggire al confronto, agli incontri anche delicati o scomodi, alle contestazioni: lo ha ribadito dinanzi ai delegati della Cgl quando ha ricordato loro che viene contestata da decenni, ed è ‘abituata’ per così dire a questo schema: “Le vostre istanze troveranno un ascolto serio e senza pregiudizio”.
Chi in passato ha dimostrato davvero un’apertura di questo genere, senza farsi trascinare nell’eloquio appiccicoso e fuorviante che porta a posizioni di comodo e accordi sotto-banco?
La dialettica Landini-Meloni, a quanto si è potuto osservare oggi, per quanto distante valorialmente sarà caratterizzata dalla maturità di un Presidente del Consiglio che ha scritto oggi una pagina storica della Repubblica e che, proprio per il peso specifico dei concetti estesi, come quello accompagnato dalle parole di Argetntina Altobelli sul confronto, diventa la vera novità del panorama politico italiano.