Le bocche di fuoco di un’Italia che, a sentire gli altri, non avrebbe più nulla da dire. Come la piccola Grecia di Nikopolidis che si impose sul ricco Portogallo di Cristiano Ronaldo negli europei di calcio del 2014, il Blu Team tricolore firmato Luiss ha avuto la meglio sui colossi della conoscenza mondiale. Cinque ragazzi o geni, per essere un pizzico nazionalistici, fanno la doppietta nella Rotman International Trading Competition: la più importante gara mondiale per studenti di marketing. Dopo il successo dello scorso anno i terribili ragazzi del professor Emilio Barone si sono ripetuti. Riccardo Caruso, team leader, Jacopo Scarpellino, Dario Occhipinti, Matteo Di Iorio. E Anna Chiara Pizzuti, che abbiamo incontrato.
Una bella soddisfazione per voi.
Vincere per la seconda volta contro le più blasonate università mondiali anche grazie ad un buon coach, oltre a anta preparazione e uno spirito di squadra. Abbiamo delle buone capacità e del potenziale, che spesso vengono sottovalutati. Il professore ci ha fin dall’inizio spronati ad essere come Davide contro Golia, ed effettivamente così è stato.
Cinque talenti, Made in Italy provenienti dalla scuola pubblica. Cosa vi sentite di rispondere alle temibili classifiche OCSE che condannano l’Italia in merito alla qualità dell’istruzione pubblica?
Credo che non sia possibile generalizzare. Una classifica può basarsi su una serie di parametri ed indicatori alle volte non così significativi. Non credo che la classifica OCSE debba essere presa come una verità assoluta. Però, appena arrivata all’università, mi sono resa conto che ci sono delle differenze abissali nella preparazione degli studenti, quindi è innegabile che tendenzialmente c’è da migliorare per rendere tutti gli istituti più conformi, cosicché ogni studente, proveniente da qualsiasi parte dell’Italia, abbia la possibilità di esprimere al meglio le proprie capacità.
Blue Time, da cosa deriva il nome?
Il nome Luiss Blue Team viene assegnato dal nostro Professore, Emilio Barone, alle squadre da lui formate, con l’auspicio di replicare i successi ottenuti dalla squadra di bridge, che ha originariamente adottato questo nome. Il Blue Team, con giocatori quasi invincibili, come Belladonna e Garozzo, ha portato l’Italia al dominio incontrastato nei tornei mondiali di Bridge, per circa venti anni. Siamo felici di aver reso onore a questo nome anche questo anno.
Avete battuto le università più blasonate, Princeton e Cornell, Berkeley e Chicago. Anche noi quindi produciamo giovani di grande caratura. Voi, tutti giovanissimi, vi affacciate al mondo del lavoro. La vostra preparazione basterà a superare il gap occupazionale tra Italia e resto del mondo?
Voglio essere ottimista sul futuro e pensare che preparazione, continuo impegno, dedizione e passione saranno gli elementi che permetteranno alle menti italiane di superare le condizioni sfavorevoli che ci troviamo a fronteggiare. Il gap occupazionale, tuttavia, è un dato di fatto e i talenti italiani forse hanno superato e supereranno questo gap cercando lavoro dove riescono a realizzare i propri sogni e premiare i propri sforzi, non necessariamente in Italia.
Quando il professor Emilio Barone, docente di Economia del mercato mobiliare, ti ha selezionata qual è la prima cosa che hai pensato?
Appena sono stata selezionata, prima di tutto ho tirato un sospiro di sollievo, perché la selezione individuale nel team è da considerarsi già di per se un gran successo, guadagnato con tanto sforzo, nell’arco di circa 3 mesi. Conta il risultato ottenuto in una serie di prove che replicano a grandi linee le competizioni che abbiamo affrontato a Toronto, competendo contro circa 60 studenti dell’università. Immediatamente dopo, viene la voglia di vincere. Stimoli e ambizioni sono cresciuti ancora di più non appena abbiamo iniziato a lavorare in team ed abbiamo scoperto che c’era quella coesione che ci ha permesso di sommare al meglio ogni contributo e ci ha garantito il successo.
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