Un’Europa a due velocità? Molteplici le volte in cui lo hanno certificato gli analisti a proposito di economia e politiche finanziarie, con l’Italia che quanto a consistenza del debito pubblico non può dirsi esente da rischi. Ma questa volta il tema non è relativo alla pecunia bensì al dossier migranti. La proposta, avanzata a mezza bocca, ritirata ma di fatto messa sull’eurotavolo, di una mini Schengen per scaricare sul nostro Paese l’accoglienza dei rifugiati siriani è un altro colpo basso dell’Ue. La tragica scusa del terrorismo e della lotta all’Isis (che una intelligence europea che si parli di più potrebbe condurre meglio in porto), porta con sé un dato oggettivo: non da ieri il trattato di Dublino dice che sono i Paesi con frontiere esterne all’Unione che devono sobbarcarsi il cosiddetto onere dell’accoglienza.
E oggi Berlino e Bruxelles, mentre da un lato fanno finta di aprire al problema (ancora ieri la Cancelliera Merkel ha detto che “su tetto dei migranti mi gioco la credibilità”, sortendo la logica protesta della Cdu) in sostanza puntano dritti ad un’Europa a due velocità. I soliti noti si godono la libera circolazione mentre i cosiddetti paesi Piigs sono lasciati ad appassire. Il motivo? Sono sempre più finanziariamente ricattabili per via di interventi, come il memorandum applicato (male) in Spagna, Portogallo e Grecia, che non sanano a monte le deficienze ma rappresentano partite di giro.
E così Italia e Grecia subiranno ancora nella partita sui migranti le disarticolate strategie europee, ma con una differenza sostanziale: questa volta non si tratta solo di mille disperati al giorno che fuggono da una guerra, ma oltre a quel dramma umano c’è anche la pericolosissima contaminazione degli uomini del Califfato. Che non si combatte con leggine o carte bollate.
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