Il fondo: caro ministro serve più rispetto per i ragazzi italiani

giovanidi Roberto Menia

Ce li siamo tolti di torno. Le parole del ministro del Lavoro Poletti sui nostri ragazzi che sono “costretti” a scegliere l’estero per affermarsi non sono solo gravi, ma certificano il drammatico scollamento tra chi dovrebbe evitare quel processo e chi, invece, lo subisce. Siamo tornati ai tempi dell’emigrazione coatta, quando milioni di nostri connazionali sono andati nelle Americhe, in Australia, nel nord Europa per cercare ciò che il nostro paese tra due guerre mondiali non poteva offrire.

Poi venne la seconda emigrazione, questa volta dal Mezzogiorno al Settentrione, e infine quella odierna, che però azzera tutti i progressi degli ultimi 20 anni. Perché, se è vero come è vero che la tecnologia e il benessere sono stati due fili diffusi in famiglie e comunità, è altrettanto vero che i nostri laureati stentano a trovare un’occupazione dignitosa, che le vertenze del governo sono sempre più irrisolte mentre si trovano i miliardi per salvare le banche, che l’ingresso di capitali stranieri in alcuni settori non si è tradotto automaticamente in occupazione, che talune mosse commerciali hanno avuto come unico effetto quello di svilire i prodotti italiani, si veda l’acquisto dall’Ue di olio tunisino senza dazi.

Basta dare colpi di grazia ai nostri giovani, dunque. Basta frasi senza senso e accuse come quella di un sottosegretario che, pochi anni fa, disse che un 28enne non ancora laureato era uno sfigato.

Serve rispetto in questo Natale tormentato dal terrorismo e dalla paura. Rispetto per chi si trova di nuovo all’inizio, come in un macabro gioco dell’oca.

twitter@robertomenia

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