di Matteo Zanellato
Tra Trump e parte dell’opinione pubblica italiana è stato amore a prima vista. L’uomo forte al comando, che utilizza un linguaggio semplice, diretto e che sta dalla parte del popolo ha dato nuovi punti di riferimento a leader politici che avevano bisogno di nuova benzina per rilanciare la loro attività politica. Quello di cui non hanno tenuto conto i trumpisti tricolore è che il “sovranismo” degli altri, se da una parte utilizza lo stesso loro linguaggio, e quindi può “sdoganarli”, dall’altra può arrecare danni all’economia e alla già disastrata situazione politica e sociale del bel paese.
È il caso della guerra commerciale che Trump potrebbe innescare con l’Unione Europea. Da dicembre l’amministrazione Trump ha ripreso in mano il memorandum of understanding del 2009, in cui tra le altre cose si prevedeva l’impegno europeo all’acquisto di 45 mila tonnellate di carne americana – che gli USA si erano impegnati a produrre senza ormoni in apposite fattorie, ma che l’UE non acquistò. L’innalzamento dei dazi al 100% su alcuni prodotti sarebbe un danno enorme per l’economia agricola italiana. Gli Stati Uniti sono il terzo mercato al mondo per l’Italia, il primo extra UE. La politica protezionistica di Trump, secondo uno studio di Coldiretti, mette a rischio 3.8 miliardi – il 10% dell’intero mercato – di esportazioni di made in Italy agroalimentari. Al dettaglio, sarebbero a rischio le esportazioni di vino (1.35 miliardi), olio (499 mln), formaggi (289 mln e pasta (271 mln).
La Piaggio, altra azienda che sarebbe soggetta all’aumento dei dazi americani, spiega – in un intervista all’AGI – che l’impatto sarebbe contenuto, limitando i danni al 2% del fatturato. Questo perché nel continente americano l’azienda importa soltanto 14mila veicoli, pari al 5% del fatturato. Esclusi i veicoli esportati in Sud America e i veicoli sopra i 500 cc – che non rientrerebbero nel programma di dazi -, si arriva appunto al 2% del fatturato. L’azienda italiana inoltre ha cercato di spiegare alla Confindustria americana che i danni maggiori verrebbero arrecati al mercato del lavoro americano.
La tranquillità di Piaggio non è però condivisa dai sindacati, che parlano di conseguenze disastrose nello stabilimento di Pontedera, dove si producono 15-20 mila Vespa da esportare. L’Italia vive di esportazioni e di importazioni non avendo materie prime, e in un momento in cui la ripresa economica non è ancora stabile e continuativa, la guerra commerciale arrecherebbe problemi ulteriori all’Italia. In uno scenario internazionale altamente incerto inoltre un ulteriore raffreddamento dei rapporti tra USA e UE avrebbe conseguenze incalcolabili.
Si spera che l’amore per Trump da parte dei trumpisti italiani sia agli sgoccioli: le conseguenze commerciali sono solo uno degli esempi del pericolo di tifare per il sovranismo degli altri, la guerra alla Siria e la tensione con Pyongyang potrebbero essere un’altra dimostrazione che gli interessi USA siano distanti da quelli europei, alle prese con una Turchia sempre più nemica dell’occidente.