Di Elisa Petroni
Tutte le pubbliche amministrazioni, nonché le società a controllo pubblico entro 16/12/2016 erano tenute ad aderire obbligatoriamente al sistema pagoPA. I gestori di pubblici servizi possono partecipare su base volontaria (articolo 15, comma 5-bis del DL 179/2012). Le PA che non hanno rapporti diretti con cittadini e imprese possono invece essere esentate dall’adesione, tramite la sottoscrizione e l’invio di una specifica dichiarazione.
PagoPA è stato realizzato dall’Agenzia per l’Italia Digitale in attuazione del CAD (artt. 5 e 81) e rientra nel percorso di attuazione delle diverse disposizioni normative che le Pubbliche Amministrazioni devono realizzare e promuovere nell’ambito dell’Agenda Digitale per conseguire gli obiettivi di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica, garantire omogeneità di offerta ed elevati livelli di sicurezza.
Il sistema dei pagamenti elettronici “PagoPA” si basa sulla piattaforma del Nodo dei PagamentI, un’ infrastruttura a disposizione degli Enti Creditori per fornire servizi e rendere disponibili funzioni di cooperazione tra differenti soggetti (Enti Creditori e Prestatori di Servizi di Pagamento-PSP) al fine di consentire il processo di pagamento telematico. Nonostante una prima iniziale lentezza strutturale nell’adesione al sistema un recente monitoraggio rileva un incremento notevole di adesioni da parte delle PA e anche dei prestatori di servizi ( Banche, poste ecc..).
A metà marzo 2017 sono infatti 15.466 le amministrazioni aderenti a pagoPA, di cui 11.054 attive con almeno un servizio di pagamento, tra cui: 8.404 Scuole; 2.234 Comuni e altri enti locali; 14 Regioni e Province autonome (Toscana, Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, PVA Trento, PVA Bolzano, Puglia, Basilicata, Sardegna, Umbria); 7 Ministeri (MIUR, MISE, Giustizia, Salute, Difesa, Ambiente, MEF); 7 Città Metropolitane (Bologna, Catania, Genova, Palermo, Roma Capitale, Torino, Venezia); 122 Camere di Commercio; 48 Università; 43 Asl e altre strutture sanitarie; 2.650 altri Enti, fra cui Inail, Inps, Equitalia, Consip, Aci.
Ad oggi, visionando il sito http://www.agid.gov.it/monitoraggio si può vedere, in tempo reale, lo stato di adesione delle P.A. , dei prestatori di servizi e le transazioni effettuate. La PA sembra aver ingranato la marcia e ci aspettiamo importanti risultati di qui a fine 2017 anche se non dobbiamo dimenticare che le P.A. totali sono circa ventiduemila e la strada è ancora lunga.
Dire che non sono stati riscontrati problemi nell’utilizzo del sistema sarebbe un gravissimo errore. L’adesione facoltativa e non obbligatoria dei gestori di pubblici servizi e dei prestatori di pagamento dei servizi ha dato non pochi problemi come anche l’afflusso consistente e non previsto di operazioni che in alcuni periodi hanno generato temporanei default del portate PagoPA. Abbiamo due ordini di problemi, il primo, dovuto all’enorme differenza tra la teoria e la pratica e quindi la difficoltà oggettiva di trasformare idee e progetti in qualcosa di concretamente fruibile con garanzie di risultati e obiettivi; e il secondo dovuto alla diffidenza dei cittadini nell’utilizzo di strumenti informatici. Il mix di questi due ultimi fattori rischia di diventare un enorme freno a mano.
La volontà di semplificare e sburocratizzare da parte dello stato rischia di diventare un boomerang perché , all’ atto pratico, meccanismi semplici vengono resi difficili da inefficienza gestionale e applicativa di chi concretamente trasforma la teoria in pratica. Servirebbe da un lato più dialogo tra chi progetta dei sistemi e chi poi concretamente li va ad utilizzare prima di rendere il tutto obbligatorio ad ogni livello, dall’altro una maggiore apertura mentale e disponibilità da parte dei cittadini a fare un “passo avanti” e abbandonare quell’atteggiamento diffidente e pigro nei confronti del nuovo rispetto al vecchio.
Il futuro e la modernizzazione passano necessariamente da un efficace collaborazione tra tutte le parti interessate, sia stato che cittadini.