Polemicamente: non si vive di sola legge elettorale

Di Francesco De Palo

E’chiedere troppo sperare che il dibattito politico italiano si animi attorno a strategie per il futuro occupazionale dell’Italia, e non per quello prettamente elettorale? Forse sì. Del sistema con cui andremo alle urne all’80% degli italiani importa poco o nulla, perché presi da un’altra esigenza molto più pressante: tentare di non fare la fine della Grecia. Sui conti italiani e sullo “stato” di salute del nostro Stato è piombato un silenzio preoccupante.

Non è questo un invito alle Cassandre, per carità, ma un tentativo onesto e responsabile di prendere coscienza dei mali che affliggono lo stivale, che non sempre sono colpa degli altri. Se l’Italia riesce in moltissimi settori a fare peggio di Bulgaria e Grecia, significa che è nei nostri confini che dobbiamo trovare l’origine dei nostri mali. Un Paese instabile, immaturo e sordo alle mille sfide del cambiamento (logistica, Information Communication Technology, digitalizzazione, di cui riferiamo su questo numero) è destinato all’oblio e non certo al progresso rigoglioso. Ma niente, in Parlamento il dibattito verte solo su sbarramento e premi. E ci si dimentica che il resto del mondo ha ingranato la quarta e sta procedendo, spedito, verso nuove frontiere. Si prenda la Cina: la scommessa della Nuova Via della Seta non è uno slogan buono solo per il futuro dell’esperienza politica del presidente Xi.

A Pechino, al netto delle note questioni relative a diritti e manodopera, se prendono un impegno lo mantengono. Fino in fondo. Il premier italiano, in verità, ha strappato una mini promessa relativa ai porti di Genova e Trieste, affinché siano coinvolti nella mega operazione cinese, ma non basta. L’Italia e il suo Parlamento dovrebbero interessarsi di più dell’intera strategia logistica del Mediterraneo e dei Balcani, perché è lì una possibile risposta alla crisi in termini di nuovi business. Le Ferrovie dello Stato hanno da poco privatizzato quelle greche, con l’obiettivo di essere presenti quando le migliaia di containers cinesi di Cosco sbarcheranno al Pireo.

porto-gioia-tauroBuona (iniziale) mossa, ma serve dell’altro. E’una vergogna che il porto di Gioia Tauro, il più grande in Italia per il throughput container, il 9° in Europa ed il 6° nel Mediterraneo, abbia ancora un Commissario Straordinario. L’assenza di un Presidente a tutti gli effetti rende difficile una programmazione seria e credibile che, ad esempio, possa prevedere un aeroporto per voli cargo degno di questo nome, o una ferrovia all’altezza (almeno) di quelle spagnole.

Il tema dei containers su rotaia è costantemente ignorato in Italia. L’hub calabrese è particolarissimo, perché è davvero lo scalo naturale in quel Mediterraneo che è tornato centrale nello scacchiere commerciale del mondo. Non solo riguardo ai cinesi, ma anche ad altre dinamiche che stanno progressivamente mutando, nel disinteresse della politica italiana.

gas-pipeline-660x330Si pensi all’accordo con l’Iran che, di fatto, ha cambiato faccia alla politica mediorientale, così come la conoscevamo fino a un lustro fa. Per Roma, le sue aziende e i suoi prodotti si aprono autostrade, che andranno percorse se anche le istituzioni ne comprenderanno il potenziale. O si pensi a quella macroregione dalla spiccata verve commerciale che si chiama dorsale balcanica: a est dell’Italia è un fiorire di iniziative, rapporti, nuovi business con, ad esempio, la sola Confindustria capace di prestare orecchio ai quei flussi con una sezione distaccata nei Balcani.

Va meglio alla voce gas e nuove energie, con l’accordo per il gasdotto EastMed che vede l’Italia partner di Israele, Grecia, Egitto e Cipro. Ma potrà bastare?

twitter@PrimadiTuttoIta

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