Che il G7 di Taormina sarebbe stato foriero di aspre divisioni e novità geopolitiche di un certo spessore era nell’ordine delle previsioni della vigilia. Troppo forte la sterzata che ha dato Washington alle cose europee per non subire conseguenze dirette anche nel mare nostrum. Ma adesso la prospettiva, volendola vedere senza i soliti disfattismi e con un occhio al domani, è un’altra: perché non immaginare, complice il distacco mentale di Trump dall’Ue, una vera (e definitiva) maturazione del vecchio continente?
Tutto andrebbe registrato e migliorato, lo diciamo da tempo ma fino a ieri la lentezza e, se vogliamo, una certa irresponsabilità dell’Ue nell’evolversi era direttamente proporzionale all’ingerenza del gigante Usa. Che oggi, invece, ha annunciato e fatto un passo indietro.
Non credo sia stata sempre colpa di altri soggetti se Bruxelles non è riuscita ad esprimere una posizione (unica ed efficace) sulla Libia, sulla guerra siriana, sul dossier migranti, sull’opzione eurobond di cui d’improvviso oggi si torna a parlare, sulle riforme che anche l’Ue stessa deve fare per non restare schiacciata tanto a est quanto a ovest.
Penso alla difesa comune, ma anche alle regole che andrebbero rispettate da tutti mentre invece, ad esempio sul surplus commerciale tedesco e sulla solitudine dell’Italia nel gestire i flussi migratori nessuno si indigna a sufficienza. L’Italia non vuole altre prebende da Bruxelles, ma una strategia unitaria, sempre ammesso che sia possibile.
Ora la prospettiva d’insieme cambia definitivamente: l’Europa è come un bimbo che viene lasciato da solo in acqua, o impara a stare a galla alla svelta oppure affoga. In attesa di assistere agli sviluppi, quantomeno nella galassia continentale si apre un pertugio come mai si era verificato nella storia. Questa è l’occasione per il dentro o fuori. Tertium non datur.
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