Ho fatto un sogno. Vittorio Sgarbi che partecipava ad una trasmissione sulla tv di Stato turca, e si rivolgeva con la sua nota invettiva “Capra! Capra! Capra!” al principale responsabile della medievalizzazione di quella che, un tempo, si chiamava Costantinopoli. Il Presidente turco Erdogan continua la sua personale collezione di idiozie: adesso ce l’ha con Darwin, i cui testi ha deciso che andranno cassati dalle scuole turche. Infatti secondo il Ministero dell’istruzione la teoria dell’evoluzione è “controversa”.
Replica il mondo accademico turco: “Solo l’Arabia Saudita lo ha cancellato”. Nulla di strano, in fondo, perché tutto era chiaro e scritto da tempo. Solo l’Europa delle ipocrisie e dei progetti senza visioni poteva abboccare alla deriva da pastorello del dittatore di Ankara. A un anno dal colpo di stato più ridicolo che la storia recente ricordi, paragonabile solo ai malori che colpivano i potenti Compagni del vecchio Pcus, il nodo non è tanto Ankara e il ruolo turco nello scacchiere geopolitico euromediterraneo, quanto la posizione di Bruxelles.
Perché no anche di Roma, che qualche attenzione in più al Mare Nostrum in verità la sta mostrando. L’Europa, intesa come tema, strategia e immaginario è scomparsa dai dibattiti della politica. Non mi riferisco alle amministrative che giustamente toccano i territori, ma alla parabola dei partiti europei e italiani che proprio su un tema delicatissimo come l’involuzione che sta colpendo la Turchia non si pronunciano. Un errore: grossolano, marcato, sciatto e pericoloso. Perché domani, se le imprese italiane che operano nel Mediterraneo orientale sul gas continueranno ad ricevere minacce e pressioni sarà anche per colpa di una mancata risposta alle uscite di Erdogan.
Dei difetti europei ne abbiamo scritto più volte, ma adesso è il caso di accendere un fascio di luce su chi quei difetti non sana. Non è serio silenziare questi temi di straordinaria rilevanza solo perché tra due mesi ci saranno le elezioni in Germania. Anzi, a maggior ragione una politica con la P maiuscola coglierebbe al balzo quella palla per regolare, una volta per tutte, i rapporti con Erdogan. Anche passando per due pilastri della democrazia e del progresso, come la scuola e la cultura. Un passaggio non solo religioso ma prettamente sociale. La Turchia è ormai un regime dittatoriale dove si intende anche stravolgere la storia e le scuole, è l’ultimo girone infernale dantesco dove i peccatori sono alla barra di comando dello stato e conducono l’intera nave nelle fiamme dell’inferno, senza possibilità di fare marcia indietro.
Non c’è più Caronte che porta in quella barca i morti, ma un intero mondo fatto di svilimento del futuro, di paura della cultura, di ultra ottomanesimo che produce solo la morte: dell’antropos, dello Stato, del cittadino, della formazione, della cultura.
Resa ancora più dolorosa dal fatto che a provocarla è lo Stato che, invece, dovrebbe provvedere alla fame dei propri cittadini. E allora, anche se solo un sogno, ci consoliamo con il bel faccione di Sgarbi intento a dire a Erdogan quello che, in fondo, di lui pensiamo tutti.
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