Le parole della politica: come declinare il buon sovranismo che serve all’Italia?

Ospitiamo su questo numero un dibattito a due voci sulle parole della politica, a proposito del prossimo referendum con cui il Lombardo/Veneto chiede più autonomia fiscale e conseguente proposta di Macro regioni. 

Vaniadi Ignazio Vania

Il referendum Lombardo/Veneto chiede più autonomia fiscale dal Governo centrale. Chiede inoltre più libertà e possibilità di investimento per i soldi che i contribuenti pagano nelle  proprie zone. Altri hanno ancora nel cassetto la Macro Regione del Nord che va dalla Liguria (si è aggiunta ora perché amministrata dal centro destra, prima si andava dalla Lombardia) al Friuli Venezia Giulia.

Ora spunta l’idea della Macro regione del Sud. Si sostiene, anche qui giustamente, che alcune Regioni da sole non potranno venire fuori dalla crisi in cui si trovano. In questo scenario, mancano le isole: a chi le diamo? Al nord o al sud? O prevediamo una Macro Regione per le isole? Tutta la nostra penisola è immersa in un pantano e solo con lungimiranza e duro lavoro ne potremo uscire.

Certamente non con ricette che ne prevedano lo smembramento.  Se il Sud è in condizioni critiche, anche il Nord batte il passo. E se provassimo a togliere alle Regioni che ne usufruiscono lo Statuto Speciale?

O se abolissimo del tutto le Regioni? Mettere tutti sullo stesso piano sarebbe una mossa abbastanza Sovranista e rivoluzionaria. Una forza che del Sovranismo fa la sua bandiera, può e deve sostenere solo politiche riguardanti l’intero territorio nazionale. I distinguo territoriali, sono specialità di altri.

I Sovranisti, in quanto tali, pensano ad un programma di sviluppo Nazionale, per le Famiglie e per il Lavoro. “Gli Italiani in povertà assoluta aumentano? E aiutiamoli a casa loro”.

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Perseguire l’interesse nazionale è ciò che fanno benissimo tutti gli stati membri, ma da noi è tabù

di Leone Protomastro

Perseguire l’interesse nazionale è la naturale vocazione di uno Stato Nazione. Ma in Italia l’argomento è tabù, perché intriso di quella vis polemica (prettamente di sinistra) che non ne consente la reale discussione.

Uno Stato è per caso una ong? E’nato e vive per fare del volontariato? Deve per Costituzione favorire altre aziende concorrenti di altri paesi? In Italia pare di sì. E allora per spazzare il campo dalle chiacchiere tanto care al Transatlantico e ai pollai televisivi, ecco come si potrebbe declinare davvero il buon sovranismo che occorre al paese per tirarsi fuori dalle sabbie mobili in cui si è cacciato.

Quando si parla di concorrenza e libero mercato è chiaro che non si può guardare al mondo con i paraocchi provinciali che sono stati, essi stessi, i primi intralci al progresso italiano. Ma non si può nemmeno continuare con questa foga tutta italiana di favorire lo straniero. Oltre al progressivo impoverimento del tessuto imprenditoriale italiano, con fior di marchi passati agli stranieri, ciò che manca all’Italia è una politica industriale degna di questo nome che aiuti i prodotti del made in Italy e non li affossi.

Aver acquistato grano al glifosato dal Canada senza accertarsi se sia o meno dannoso è un clamoroso autogol. E non è ammessa la giustificazione che ci sono altre emergenze. L’Italia è sempre in emergenza. Ma stavolta ne va della nostra stessa sopravvivenza. Basta guardare semplicemente ai dati: aumentano poveri e disoccupati.

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