Ambasciatrice Victoria Bagdassarian, Armenia e Italia, una storia di inclusione e condivisione che, da alcuni anni, si sta traducendo in un consolidamento di rapporti anche a livello istituzionale. Come procedono?
Devo dire che sono molto contenta dell’evoluzione dei rapporti istituzionali tra Italia e Armenia. Tra la fine del 2016 e i primi sei mesi del 2017 i rapporti tra Armenia e Italia hanno consolidato una storia comune di duemila anni e posto le basi per quelli a venire. Semplificando, si può dire che in questo periodo quattro sono state le tappe fondamentali di questo nuovo corso che abbiamo intrapreso con rinnovato ottimismo e reciproca stima. La prima tappa è sicuramente il viaggio a inizio novembre 2016 dell’allora Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in Armenia. È il primo Ministro degli Esteri italiano a visitare l’Armenia in 25 anni di indipendenza dall’Unione Sovietica. È qui che si gettano le basi per un consolidamento del bilaterale italo-armeno, partendo dalla cooperazione in ambito culturale con la firma di una dichiarazione congiunta per la creazione di un Centro Regionale per la conservazione del patrimonio storico, artistico e architettonico in Armenia con competenza regionale (Caucaso del Sud e Medio Oriente). Su tutto, però, si esplorano le potenzialità per rafforzare la cooperazione economica e si annuncia l’istituzione del primo Comitato Intergovernativo armeno-italiano in campo economico-commerciale.
La seconda tappa è la celebrazione, il 17 marzo 2017, dei 25 anni di relazioni diplomatiche tra l’Armenia e l’Italia. Il 17 marzo 1992 è la data che segna il passaggio dall’età moderna all’età contemporanea delle relazioni armeno-italiane. Di lì a poco si inaugurano le rispettive ambasciate: quella armena in Italia nel 1995, quella italiana in Armenia nel 2000. E nello stesso anno, nel 2000, la Camera dei Deputati riconosce il Genocidio degli armeni, accaduto nel 1915 durante l’Impero Ottomano.
Terza tappa è il convegno “Armenia 25 anni sfide e prospettive” svoltosi il 16 maggio 2017 al Senato e i cui lavori sono stati aperti dal Sottosegretario agli Esteri Della Vedova. Esponenti del mondo politico e culturale italiano, hanno contribuito a un’accurata riflessione sulla nuova giovane Armenia, sul consolidamento delle sue istituzioni democratiche, sul passaggio dal sistema semipresidenziale al sistema parlamentare (a cui l’Italia ha contribuito con l’apporto scientifico dei suoi costituzionalisti), sulla stabilità del suo sistema finanziario-bancario, sulle conclusioni delle trattative per un accordo con l’Unione Europea (due mesi prima, il 14 marzo 2017, era stato firmato l’accordo di partenariato globale e rafforzato UE-Armenia in diversi settori).
Quarta e – solo per il momento – ultima tappa di questo simbolico cammino è il 7 giugno 2017con tre momenti significativi. Intanto l’apertura della prima sessione del Comitato Intergovernativo Armenia-Italia, il 7 giugno 2017alla Farnesina, alla presenza del Ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian e del Ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano. Sette i ministeri coinvolti, diversi gli accordi siglati, tanti i progetti messi in cantiere. Non è stato solo un momento per una dettagliata disanima del quadro economico armeno-italiano, ma anche l’occasione per prestare particolare attenzione allo sviluppo delle relazioni economiche bilaterali, all’accesso ai mercati e al contesto imprenditoriale e alle opportunità di business per settore.
Poi, sempre alla Farnesina, la prima “Country Presentation Armenia: gateway to Eurasian and Iranian markets” alla presenza del Sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova e del Ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian. L’iniziativa organizzata dal Ministero degli Affari Esteri italiano, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri armeno e l’Ambasciata Armena a Roma, ha fornito l’occasione per illustrare alle oltre 180 aziende italiane e armene presenti le prospettive di collaborazione e di investimento nei settori delle infrastrutture (energia, IT, trasporti), dei macchinari (per il tessile e l’agroindustria), dell’edilizia, dei servizi, del turismo, dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare.
Infine, nel pomeriggio alla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI) la lectio magistralis del Ministro degli Affari Esteri Edward Nalbandian “La politica estera dell’Armenia”. Un focus importante sulla sicurezza della regione, sulla partecipazione dell’Armenia al programma UNIFIL, sul ruolo strategico dell’Armenia nel Caucaso.
Quanta Armenia c’è in Italia e quanta Italia potrà esserci in Armenia?
Fate una passeggiata lungo i Fori Imperiali e fermatevi vicino al muro della Basilica di Massenzio. Lì ci sono 4 mappe che raccontano l’impero romano. Ecco l’Armenia è presente in tre mappe su quattro. C’è una storia comune innegabile, fatta di valori umani e culturali comuni. C’è un’amicizia secolare che lega il popolo armeno e quello italiano. L’Armenia fu proclamata alleata del popolo romano già nel 60 a.C. Il regno armeno di Cilicia e le Repubbliche Marinare hanno instaurato relazioni commerciali ed economiche tra il XII e il XIII secolo sulla base di trattati firmati tra le parti che oggi definiremmo accordi di libero scambio. Venezia è stata una seconda casa per tutti quegli armeni ricchi di ingegno e di iniziativa: qui nel 1512 si stampava il primo libro in lingua armena, qui nel 1717 si istituiva la Congregazione Mechitarista (di cui quest’anno ricorrono i 300 anni) centro culturale d’eccellenza per la conservazione, lo studio e la diffusione della lingua armena moderna. Per secoli gli armeni-italiani hanno contribuito allo sviluppo dell’Italia come la conosciamo oggi. Bene ha detto il Ministro Alfano il 7 giugno scorso nel suo discorso alla Farnesina: “Su questi sentieri aperti nel passato, si innestano oggi le storie dei protagonisti della diaspora, che nel nostro Paese, come altrove nel mondo, ha saputo integrarsi nel nostro tessuto sociale, culturale, ed economico, in città come Roma, Milano, Padova, Venezia e Bari, dov’è maggiore la presenza della comunità armena.”
Qualche nome?
Tra questi protagonisti ci sono, per citarne solo alcuni, Giacomo Ciamician chimico pioniere nell’utilizzo delle fonti rinnovabili, Michele Dicran Sirinian padre del programma aerospaziale italiano, Gabriella Uhulogian prima docente di lingua e letteratura armena nelle università italiane, Antonia Arslan
autrice della Masseria delle Allodole e scrittrice di fama internazionale, Stefano Serapian fondatore dell’omonima maison di pelletteria di lusso. Al di là dei confini geografici, aldilà di un’indubbia comune cultura di matrice europea, aldilà di una secolare storia condivisa, oggi l’Armenia e l’Italia stanno lavorando per rafforzare i legami economico-commerciali e, ancora una volta, quelli culturali con la creazione in Armenia di un Centro Regionale di Restauro che, grazie all’impegno finanziario della Agenzia Italiana per Cooperazione allo Sviluppo, diventerà una rete fondamentale per la regione nel campo della conservazione del patrimonio culturale. La domanda “quanta Armenia c’è in Italia e quanta Italia potrà esserci in Armenia” è perciò retorica. C’è innegabile il desiderio di proseguire insieme, unendo forze, eccellenze, entusiasmi.
L’Armenia ha un’economia in crescita. Quali sono i suoi obiettivi nei prossimi anni?
È importante che l’Armenia faccia conoscere a un pubblico sempre più vasto le potenzialità del mercato armeno e le opportunità economico-commerciali dell’area. Pochi sanno che l’Armenia, dalla sua nascita, è un crocevia tra Est e Ovest e al momento è un ponte di accesso unico tra gli Stati membri dell’Unione Europea e dell’Unione Euroasiatica. Con la diversificazione di un’economia già molto dinamica, con tassi di crescita del Pil costantemente sopra il 3% e l’appartenenza all’Unione Economica Eurasiatica, l’Armenia è insomma pronta a svolgere l’importante ruolo di hub per la comunità imprenditoriale internazionale e il Governo armeno ha strutturato una serie di azioni mirate per portare l’Armenia nel terzo millennio. Le principali direzioni della politica economica armena si basano su riforme significative per l’attrazione e il sostegno degli investimenti attraverso la creazione di un quadro giuridico, di misure pratiche per facilitare i processi aziendali e di un clima favorevole agli investimenti esteri. L’Armenia ha uno dei regimi di investimento più aperti tra i paesi Csi, grazie alla politica della porta aperta. Oggi l’Armenia è la 38esima fra i 190 paesi secondo la classifica “Doing Business 2017” della Banca Mondiale e si classifica al 33° posto nell’Indice 2017 sulla libertà economica della Heritage Foundation.
Cosa offre l’Armenia a chi vuole fare business?
L’Armenia fornisce garanzie agli investitori e protezione degli investimenti stranieri che sono soggetti alla legislazione nazionale la quale prevede un trattamento non discriminatorio. La Legge sugli investimenti Esteri applica la clausola della nazione più favorita, nonché diritti e privilegi chiave per gli investimenti esteri come il diritto alla proprietà, il diritto delle imprese registrate in Armenia di acquistare terreni, l’accesso illimitato a qualsiasi settore e posizione geografica all’interno del paese, il rimpatrio gratuito e illimitato di proprietà e profitti, lo scambio di valuta illimitato a tassi di mercato e addirittura la garanzia di mantenimento delle condizioni per 5 anni a fronte di cambiamenti legislativi sugli investimenti.
Inoltre, l’Armenia ha trattati bilaterali sulla promozione e la protezione degli investimenti con 41 paesi. Ciò significa che gli investitori sono muniti di una serie di garanzie, in particolare un trattamento giusto ed equo, la protezione dall’esproprio, il libero trasferimento dei mezzi, la piena tutela di protezione e sicurezza e un meccanismo alternativo di risoluzione delle controversie data l’adesione al Centro internazionale per la risoluzione delle controversie sugli investimenti. Si sta elaborando un quadro giuridico per ampliare le opportunità per il partenariato pubblico-privato.
L’Armenia gode del Sistema di preferenze generalizzate (SPG) con il Canada, la Svizzera, il Giappone, la Norvegia e gli Stati Uniti, nonché del Sistema di preferenze generalizzate Plus (SPG+) con l’UE: ciò significa dazi doganali azzerati o ridotti sensibilmente per taluni beni di origine armena esportati in questi paesi. L’Armenia ha accordi di libero scambio con la maggior parte dei paesi CSI con oltre 250 milioni di abitanti.
Inoltre, l’Armenia è membro dell’Unione Economica Eurasiatica (Uee) insieme a Federazione Russa, Bielorussia, Kazakhstan e Kyrgyzstan, grazie alla quale gli investitori possono godere di un accesso semplificato al mercato unico con 180 milioni di consumatori, del diritto di importare merci, attrezzature e materie prime senza dazi doganali, dell’esenzione da formalità doganali per il commercio, aspetti che riducono i costi finanziari per le imprese, aboliscono barriere non tariffarie e ostacoli tecnici allo scambio commerciale tra i paesi membri dell’Uee.
Altri incentivi sono l’importazione di attrezzature e materie prime provenienti da paesi non appartenenti all’Uee, nonché la proroga dell’Iva fino a 3 anni per l’importazione di beni e attrezzature nell’ambito di progetti di investimento congiunti decisi dal governo armeno, privilegi fiscali sui profitti per i grandi esportatori e nuovi posti di lavoro, esenzioni fiscali nel settore agroalimentare, attività economiche prive di imposta nelle zone di frontiera dell’Armenia ossia nelle Zone Economiche Speciali completamente esentate dall’Iva, dall’imposta sui profitti, dall’imposta sulle proprietà e dai dazi doganali, per farla breve, con aliquote fiscali pari allo 0%.
Al momento in Armenia operano due tipi di Zone Economiche Speciali: la Alliance Fez e la Meridian Fez. In cosa si differenziano?
La prima, istituita nel 2013, è orientata alla produzione di tecnologie altamente innovative (elettronica, ingegneria di precisione, farmaceutica e biotecnologia, tecnologie dell’informazione, energia alternativa, progettazione industriale, telecomunicazioni, ecc.). La seconda, fondata nel 2015, è specializzata nel settore dei gioielli, dei metalli e delle pietre preziose e fornisce una piattaforma unica con condizioni e infrastrutture speciali per i produttori di gioielleria, taglio di diamanti e orologeria. Una terza Zona Economica Speciale è in via di costituzione. Sono infatti in corso negoziati per l’istituzione di una Zona Economica Speciale con l’Iran. La proposta è stata approvata durante la recente riunione dei Capi dei Governi dell’Unione Economica Eurasiatica e si sta lavorando per raggiungere l’obiettivo in breve tempo e senza intoppi.
E cosa offre l’Armenia al turista italiano?
Ricca di tradizioni culturali, di paesaggi indimenticabili e di una storia complessa, l’Armenia è la prima nazione ad aver adottato il cristianesimo come religione di stato. Sono tutti elementi che incuriosiscono il turista italiano e che assieme alla buona cucina, all’ospitalità sincera, a una natura incontaminata e a un patrimonio culturale-religioso inestimabile, hanno fatto crescere – solo nei primi sei mesi del 2017 – l’afflusso di turisti italiani in Armenia del 30%. Dagli sport estremi, ai viaggi nella natura, dal turismo religioso a quello culturale, oggi l’Armenia offre al turista tante possibilità di divertimento e relax. Chi visita l’Armenia può godere di giorno degli splendidi monasteri (per un’anteprima a 360° andate su http://www.360armenia.com/) e dell’eccitante vita notturna a Yerevan, può bere il migliore brandy del mondo e gustare tutti assieme il pane lavash e il barbecue dell’antica tradizione armena tutto cotto nel forno di pietratonir. Non è un caso che nel 2017 la casa editrice Morellini abbia colmato un vuoto pubblicando proprio per il mercato italiano la guida turistica “Armenia e Nagorno Karabakh”. E non dimentichiamo che dal 2013 i cittadini dell’Unione Europea non hanno più bisogno del visto per entrare in Armenia, è sufficiente un passaporto in corso di validità per almeno due mesi dall’uscita dal paese.
Qual è il ruolo dell’Europa e della comunità internazionale nel conflitto del Nagorno-Karabakh?
Alla comunità internazionale, al Parlamento Europeo, al Consiglio d’Europa (di cui l’Armenia è membro e alla cui attività l’Armenia contribuisce attivamente, impegnandosi nel rafforzarne l’azione come garante della sicurezza democratica basata sul rispetto dei diritti dell’uomo, della democrazia e dello stato di diritto nel continente) e all’Osce – istituzioni che dalla fine della seconda guerra mondiale in poi si sono sempre impegnati nel percorso verso la democrazia, la pace e la stabilità – l’Armenia guarda sempre con fiducia. Anzi, l’Armenia guarda con grandissima fiducia al gruppo di Minsk dell’Osce, la cui co-presidenza (Russia, Francia, Stati Uniti) è l’unico formato mandato a livello internazionale per la risoluzione pacifica del conflitto in Nagorno-Karabakh. Concetto ribadito durante la sua visita in Italia a giugno dal Ministro degli Esteri Armeno Edward Nalbandian in un’intervista al Corriere della Sera: “Tener presente innanzitutto cosa affermano i soli mediatori con mandato internazionale, i co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce: Usa, Russia e Francia.” .
Voglio appunto ricordare i tre principi del diritto internazionale su cui si basa l’operato dei co-negoziatori del Gruppo di Minsk dell’Osce, e che l’Armenia supporta pienamente per una soluzione pacifica del conflitto in Nagorno Karabakh: divieto dell’uso o minaccia della forza, integrità territoriale e autodeterminazione dei popoli.
Ai parlamentari turchi è fatto divieto di menzionare il genocidio armeno e la parola Kurdistan. Cosa fa l’Unione Europea per il riconoscimento del genocidio armeno da parte turca?
Molti stati membri dell’Ue, a diversi livelli, hanno riconosciuto il genocidio armeno. E varie organizzazioni internazionali hanno invitato il governo turco ad accettare il Genocidio degli armeni. Il 15 aprile 2015 il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che esorta la Turchia a riconoscere il genocidio armeno e aprire la strada per una “vera e propria riconciliazione” tra le due nazioni. Per fare ciò però la Turchia dovrebbe innanzitutto fare pace con il proprio passato per essere pronta ad accettare fatti inconfutabili e ad avviare un serio processo di riconciliazione con l’Armenia. Le relazioni armeno-turche erano in una situazione di stallo quando il Presidente armeno Sargsyan nel 2008 avviò un processo di normalizzazione dei rapporti con la Turchia. All’iniziativa armena rispose positivamente il Presidente turco, facendo così ben sperare in un avvicinamento che sarebbe potuto durare nel tempo. Nell’ottobre 2009 il Ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian e quello turco Davutoglu firmarono a Zurigo il “Protocollo per l’istituzione di relazioni diplomatiche” e il “Protocollo sullo sviluppo delle relazioni bilaterali”, documenti che dovevano essere ratificati dai Parlamenti di entrambi i paesi. La posizione armena si rifletteva nel noto approccio alla normalizzazione dei rapporti senza alcuna precondizione. Approccio condiviso sin dall’inizio del tentativo del processo di normalizzazione e fino a oggi da tutta la comunità internazionale, compresi i mediatori svizzeri, l’Osce, l’Ue, gli Stati Uniti, la Russia, la Francia e molti altri paesi. Purtroppo, nel dicembre 2009, l’allora Primo Ministro turco Erdogan dichiarò che la Turchia non avrebbe ratificato i Protocolli senza una risoluzione del conflitto in Nagorno-Karabakh. Il processo di ratifica nel Parlamento turco venne quindi congelato. Nell’agosto 2011 il Parlamento turco ha rimosso dall’agenda dei lavori quasi 900 disegni di legge, compresi i Protocolli armeno-turchi. Come motivazione alla rimozione dai lavori del Parlamento dei protocolli armeno-turchi, i deputati turchi hanno addotto la perdita di priorità dell’apertura del confine armeno-turco nella politica estera turca. Di conseguenza, il 22 aprile 2010 il Presidente armeno Sargsyan ha firmato il decreto che sospende il processo di ratifica dei protocolli armeno-turchi, sostenendo che la Turchia non è disposta a continuare il processo avviato.
Victoria Bagdassarian è da poco più di un anno Ambasciatrice Straordinaria e Plenipotenziaria della Repubblica d’Armenia presso la Repubblica Italiana. Dopo il diploma alla Scuola di Certificazione per Avvocati di Versailles, e quello in Diritto del Commercio Internazionale a l’Università La Sorbona di Parigi, è stata direttore per lo sviluppo internazionale del Gruppo Accor (ora Edenred); Avvocato presso la società di consulenza legale e tributaria Deloitte&Touche (ora TAJ) e impiegata alla Suprema Corte d’Appello francese. Ha vinto il «Premio Errera» in Italia nel 1994 per la storia breve dal titolo “Al crocevia”. E’ membro dell’Associazione francese degli Avvocati armeni (AFAJA).