Sprofonda Italia: da Conte e il suo governo più danni del virus

di Roberto Menia

La sceneggiata andata in onda al Senato della Repubblica, ove il Ministro Cinque Stelle della Giustizia Alfonso Bonafede, in arte Fofò dj, è stato salvato dai voti della banda Renzi, la dice lunga sulla tenuta e sulla qualità del governo giallorosso. La maggioranza esiste solo per stato di necessità e Renzi dimostra d’essere ormai solo l’ombra di se stesso. Alza ogni volta la posta per scavare qualche nomina o incaricuccio, magari per madama Boschi, ma è finito. Ed il Pd è inguardabile, digerisce qualunque lordura pur di sopravvivere al potere.

I Cinque Stelle, che sbraitavano “honestà – honestà” coprono una vicenda infame, per la quale bastava un po’ di dignità per indurre l’ex dj a dimettersi. Non ha saputo spiegare come mai ritrattò la nomina proposta al magistrato Di Matteo.

Cosa che avrebbe a maggior ragione dovuto mantenere dopo che alcuni boss mafiosi avevano alzato la voce; non solo, è semplicemente aberrante aver visto in queste settimane scarcerare i boss mafiosi per preservarli dal coronavirus, mentre si segregavano tutti gli italiani a casa in una sorta di arresti domiciliari di massa, convertiti ora in libertà vigilata. E intanto si preannuncia una sanatoria di 500.000 clandestini.

Troppo poco si riflette sull’abuso dell’emergenzialità e sugli atti di un premier semiabusivo che, a dispetto del cognome nobiliare, nessuna nobilità porta ed anzi ci condanna all’isolamento e alla morte civile prima che materiale: decreti strabordanti di contraddizioni e parole inutili, pretendono di normare la vita di ognuno di noi: e traboccano di follie, distanziamento sociale, muri di plexiglass, decine di moduli di autocertificazione, scelte cervellotiche e incomprensibili per cui era bisogno primario tenere aperte le tabaccherie ma chiudere le chiese.

Conte & Co hanno parlato di “potenza di fuoco” per il sostegno economico agli italiani ma sono stati smentiti dai fatti: altri paesi hanno immesso direttamente liquidità sui conti correnti dei propri cittadini, qui da noi nessuno o quasi ha visto ancora un euro e lo stato anzi ha mandato la gente ad indebitarsi ancora.

Il decreto “rilancio” è diventato il decreto “ritardo”, 500 pagine che sembrano scritte per rendere la vita impossibile ai destinatari. E la paura inizia a serpeggiare. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi salteranno migliaia di aziende, non conteremo gli italiani licenziati e gettati in strada. Non si può far finta di non saperlo, come non si può fingere di non vedere imprenditori messi alle corde che si vedono chiudere le porte in faccia dalle banche, col risultato di chiudere o andare dagli strozzini: non è un caso che con gli italiani nelle proprie abitazioni siano calati a picco i furti nelle case, ma siano aumentati esponenzialmente i reati di usura.

Intanto Conte, che solo qualche settimana fa aveva promesso fuoco e fiamme per gli Eurobond (o coronabond) strepitando che mai e poi mai avrebbe accettato il MES, è ora a impegnato a pregare Padre Pio a San Giovanni Rotondo (ove il futuro presidente del consiglio visse fin da bambino) affinchè lo salvi l’annunciata intesa francotedesca di 500 miliardi di Euro per il Recovery Fund.

Non fa niente che lui sia misero spettatore, che l’Italia (fondatrice della Comunità Europea con i trattati di Roma poco più di 60 anni fa), sembri una tremebonda comparsa in attesa della beneficenza altrui, l’importante è restare in qualche modo a galla.

Quanti e quali di quei fondi arriveranno per davvero all’Italia? E che quota sarà per davvero a fondo perduto o quanti saranno invece pericolosi prestiti? E quali saranno le “condizionalità” imposte per accedere a queste risorse? Non vorremmo ci fosse sempre la troika dietro la porta di casa nostra. La Grecia, suo malgrado, ha dimostrato che significa. E non abbiamo alcuna intenzione di replicare quelle vicende.

Noi di Conte non ci fidiamo, come non ci fidiamo della coppia Merkel-Macron. E siamo delusi dalla palese mancata solidarietà europea.

Gli italiani hanno diritto invece di scegliere la propria strada. Magari andando a votare, anche se a lor signori non piace. Conte vada a casa. Potrà prendersi finalmente una bella vacanza, magari con quegli aerei che non sono ancora disponibili per far rientrare a casa le migliaia di italiani bloccati all’estero: d’altra parte, secondo il suo imbarazzante ministro degli esteri Giggino Di Maio (che già fatica parlare italiano e non osiamo sapere come se la cavi in giro per il mondo dopo aver sentito il suo “vairus” detto all’inglese) “non possono rientrare tutti perché aumenterebbero il rischio pandemia”.

Ma sono loro, Conte, Di Maio, Gualtieri, Bonafede, Bellanova, ad aver fatto più danni del virus.

twitter@robertomenia

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