Altro che statisti e spirito di Camaldoli, l’eccellente ministro Tremonti ci scuserà: la sua proposta di larghe intese per il prossimo ventennio italiano sarebbe perfetta se solo a Palazzo Chigi non ci fosse un premier altezzoso e poco collaborativo, che fatica ad essere accettato dalla sua stessa maggioranza.
Non da oggi, il Pd fa trapelare una certa stizza per l’egocentrismo contiano: e allora davvero il problema è la riluttanza delle opposizioni ad essere cagnolini mansueti accovacciati sotto il desco di Conte e Casalino? Il nodo, se possibile, è ben più grave della sola pandemia mescolata alla drammatica crisi economica che attende l’Italia, i suoi cittadini e le sue imprese: il piglio solitario di Conte si sta rivelando il vero ostacolo ad un approccio organico e responsabile che occorre in questo momento per non smarrire la bussola e poter prendere decisioni che influenzeranno la nostra vita per i prossimi 4 lustri.
Dopo l’attacco di Conte contro i sovranisti in confernza stampa, il premier ha avuto un altro rigurgito personale contro il nuovo vertice di Confindustria, testimoniando non solo un oggettivo nervosismo ma anche una difficoltà a recepire istanze e critiche. Il rischio di una nuova ondata pandemica sembra non interessare, preferendo invece mettere dinanzi a tutto il proprio progetto personale con vista Colle tramite nuovo partito. Solo architetture parlamentari, mentre il resto del paese ha dinanzi a sé un pericolosissimo baratro.
Troppo facile prendersela con la piazza del 2 giugno: perché quell’assembramento tricolore è stato aspramente criticato, mentre invece non una parola si è spesa contro la calca sotto il ponte Morandi dove il premier è stato in visita o in occasione del ritorno a casa della cooperante Silvia Romano? Anche la comunicazione dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza ed affrontare questa complicatissima pagina italiana con le lenti dei cronisti e non delle fazioni partigiane.
C’è qualcuno che per distrarre dalle proprie deficienze strutturali (vedi le mille task forces ignorate da Chigi, citofonare Colao) tenta di sviare la pubblica attenzione sulla postura delle opposizioni: un atteggiamento deleterio perché non solo non dà ragione alla verità, ma vuole celare precise colpe di chi ha in mano il volante dell’Italia e la sta portando semplicemente fuori strada.
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