di Mauro Todisco
Qualche anno fa non avrei scritto questa riflessione sulla scomparsa di Charlie Watts e il motivo è molto semplice: non amavo i Rolling Stones. Poi, un giorno, in una libreria trovai la biografia di Keith Richards e più che l’interesse per il contenuto, fui attratto dalla copertina. Poi decisi di leggere le 505 pagine e dissi a me stesso: cavolo che mi sono perso in questi anni.

Il perché non amassi i Rolling Stones era dettato dal dualismo giornalistico tra loro e i Beatles e mi chiedevo come fosse possibile anche solo pensare di fare paragoni.
Pensavo tra me e me: ma i Rolling Stones fanno solo Rock & Roll. Appunto! It’s only Rock & Roll e scusate se è poco! Compresi che il dualismo era una cosa che non stava né in cielo e né in terra e che i Rolling Stones meritavano tutta la mia attenzione di appassionato di musica e tutta la mia gioia perché finalmente facevano parte del mio mondo.
I Rolling Stones sicuramente continueranno a suonare e fare concerti poiché “the show must go on”, ma non saranno più gli stessi senza il loro batterista. Charlie Watts non era un Drummer appariscente, non aveva la potenza e la follia di John Bonham o di Keith Moon, ma il suo stile caratterizzava la musica dei Rolling Stones come nessun altro potrà fare.
Hi Charlie your stone no longer rolls. Now it tells us that you were a Rolling Stones.