Lettera al direttore di Francesco Braga
Il costo dell’energia elettrica varia notevolmente nei vari paesi membri della Unione: ad esempio si passa da 30 Euro/MWh nei paesi scandinavi ai 293 Euro/MWh in Italia. Certo la figura e’ una “fotografia” della situazione di oggi, peccato fosse molto peggio solo venerdì scorso.
Difficile pensare che queste differenze, certo “ballerine” non siano dovute a distorsioni ed inefficienze, in questo caso Italiane. Consideriamo la figura qui a fianco, tratta da euenergy.live. I numeri non mentono: la figura indica drammaticamente la nostra condizione di non competitività. L’impressione e’ che si paghi la miopia ed insipienza di burocrati e politici passati. Per fortuna oggi abbiamo un nuovo leader, Giorgia Meloni: la musica è destinata a cambiare.
I prezzi in Europa
La mappa di euenergy.live presenta i prezzi giornalieri della energia elettrica nelle diverse nazioni della Unione Europea, un mercato che dovrebbe essere comune, senza barriere all’esportazione o importazione, ha una valuta unica, o comunque valute nazionali liberamente scambiabili. La fotografia del 5 Ottobre evidenzia l’impatto di diverse norme nazionali sul prezzo di questo commodity. Piu’ alto il numero che si legge, minore la competitivia’ di quella nazione. Poveri noi,
L’energia elettrica è un commodity liberamente scambiabile (in teoria), dunque i prezzi dovrebbero essere simili nelle diverse nazioni, con differenze determinate da costi di trasporto. Il sistema di distribuzione tra l’Italia e i paesi confinanti e del Nord Europa è ragionevolmente efficiente. Le differenze osservate sono difficilmente spiegabili solo considerati i costi e le perdite di trasporto. Ne consegue che le differenze sono molto probabilmente condizionate dall’impatto delle norme che regolano il settore in ciascuno dei mercati nazionali. Poveri noi.
In altre parole, le differenze di prezzo non sembrano giustificabili in un mercato veramente libero e competitivo. L’immagine apre gli occhi e mette in luce le conseguenze pratiche, in soldoni, del lavoro patetico fatto in pompa magna dai recenti governi italiani per lo piu’ sinistri.
Che fare?
Letta e Conte probabilmente direbbero: diamo dei ristori alle aziende. Come se questi ristori non fossero altro che un semplice cerottino, una pomatina all’arnica che lenisca la botta. In realtà sono una redistribuzione, anche intergenerazionale, di risorse comunque pagate dai cittadini. Questo senza considerare i gravi costi amministrativi e di gestione dei ristori stessi. Basta pensare all’esperienza recente dei vari incentivi o del reddito di cittadinanza.
Certo una cosa sono le emergenze, gli “acts of God”, un’altra i problemi strutturali. Sono certo, almeno spero, che Giorgia dica: togliamo le inefficienze! Una diversa impostazione logica rispetto al compagno segretario e all’avvocato del popolo. Impostazione da Unione Sovietica anni 50 nel loro caso, da leader illuminato, con tanto buon senso, pro mercato libero nel caso di Giorgia e del governo di CDX. Sono certo che noi tutti stiamo con Giorgia.
Di fatto, la nostra impalcatura di normative non è efficiente, cortesia dell’incapacità della burocrazia e dei politici che hanno generato meccanismi assurdi come quelli che regolano il mercato elettrico in Italia e che non mi paiono certo i migliori meccanismi di libero mercato, competitivi ed efficienti. Vanno migliorati al piu’ presto!
Gli elevati profitti di ENI Enel etc non sono dovuti alla speculazione internazionale, questa un concetto in parte indefinito, una sorta di Babau (dal vocabolario Treccani. Babau, mostro immaginario che si nomina per far paura ai bambini: se non stai buono viene il Babau), sono piuttosto la logica conseguenza di inefficienze burocratiche e di azioni razionali di operatori che traggono vantaggio – in modo legale – da opportunità offerte loro dalla insipienza dei nostri politici che hanno creato meccanismi inefficienti che vengono appunto sfruttati da queste società… Certo questo Babau costa veramente caro al consumatore ed alla competitività del nostro sistema economico.
Che fare, dunque? Tralasciamo il compagno segretario dal campo largo ora ristretto e l’avvocato del popolo. Voltiamo pagina. Bisogna rivedere e liberalizzare il mercato, che va certo regolato in maniera efficiente per preservarne ed incoraggiarne la competitività e prevenire le manipolazioni, senza creare situazioni che di fatto offrano opportunità agli operatori di lucrare legalmente notevoli profitti creati dalla inefficienza dei burocrati e dai politici per lo più sinistri, privi di buon senso riguardo cosa serva veramente per promuovere un mercato efficiente.
Non è poco, certo. Ma o lo facciamo noi adesso, e se ci riusciamo rimaniamo liberi, o verremo di fatto soggiogati e forze economiche straniere. Ha ragione Giorgia ad affermare con forza, ad alta voce, queste verità! Io batterei anche i pugni sul tavolo (in senso virtuale, ovviamente).