di Leone Protomastro
Emirati Arabi Uniti fa rima, purtroppo, con il doppio disastro diplomatico e geopolitico prodotto da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio: premier e ministro degli esteri nel 2021 furono protagonisti di una doppia scivolata. Non solo congelarono la fornitura di circa ventimila bombe per aerei prodotte in Italia, ma bloccarono anche le forniture di pezzi di ricambio per la pattuglia acrobatica emiratina.
Non contenti di ciò, l’allora ministro degli Esteri produsse un incidente con Abu Dhabi a causa del quale soldati italiani lasciarono il polo strategico di Minhad. Lo stesso Di Maio si era proposto, non si comprende bene sulla base di quale background, come candidato alla poltrona di inviato europeo nel Golfo.
Due anni dopo il governo emiratino può confrontarsi con un’altra Italia, che poggia le sue relazioni con il player del Golfo su un viaggio strutturato: dopo la visita in India il premier Giorgia Meloni, infatti, è stata accompagnata negli Emirati Arabi Uniti dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani e dall’ad di Eni, Claudio De Scalzi proprio per sottolineare l’importanza delle relazioni fra Roma e Abu Dhabi. Relazioni che poggiano sull’energia, sulla cooperazione, sulla transizione e sulla visione che Palazzo Chigi ha attribuito alle sue relazioni internazionali: il legame commerciale.
É questo il tratto somatico del premier, che sta agendo come pivot sui maggiori dossier, come guerra in Ucraina, cooperazione internazionale e politiche europee: lo dimostra la tenacia con cui il governo italiano si è battuto sulla questione del famigerato stop alle auto a benzina e diesel deciso in solitaria dal commissario Frans Timmermans senza consultare i protagonisti. Il no italiano non è stato isolato, dal momento che anche la Germania era parecchio perplessa su una misura che avrebbe consegnato mani e piedi l’Europa al monopolista delle batterie elettriche: la Cina.
Leggendo certa stampa italiana, invece, ci si imbatte in una campagna mediatica orchestrata per mettere in cattiva luce questi risultati del governo al solo fine di dare ago e filo ad una sinistra che, pur avendo cambiato l’ennesimo leader, porta sulla coscienza precise responsabilità alla voce lavoro, concorrenza cinese e scarso peso internazionale dell’Italia.
Per cui la doppia visita di Giorgia Meloni in India e Eau sancisce la consacrazione internazionale del Presidente del Consiglio, riportando il dialogo tra Italia e Golfo al livello che merita dopo le improvvisate irresponsabili di Conte e Di Maio. Inoltre fornisce materiale interessante anche a chi, a sinistra, è atteso dall’arduo compito di ricostruire un campo senza idee né voti.