Mentre altre realtà mondiali hanno innestato la quarta e hanno “fatto” numeri e infrastrutture, iniziative e campagne di autolegittimazione, nello stivale d’Europa si storceva la bocca. Troppo poche le forze in campo, si diceva, dimenticando che il problema era drammaticamente un altro: la mancanza di idee. La nostra Nazione sconta una scarsa visione culturale, quella che dovrebbe consentirci di essere un nuovo vessillo di partecipazione e presenza in tutti i continenti. E sfruttando l’onda dei civismo come trampolino per traguardi collettivi.
Chi scrive è un europeista convinto, certo di aver per anni inseguito un sogno: un’Europa unita dall’Atlantico agli Urali. Ma per far ciò, o meglio per ri-fare ciò (visti i complicati risultati dell’attuale governances continentale) occorre che ciascuno dei membri offra un contributo dinamico e valoriale. Ecco le ragioni di questa testata, perché noi siamo “Prima di tutto Italiani”. Un senso di appartenenza e di partecipazione che non va declinato solo in occasione di ricordi storici o di grandi manifestazioni, che ovviamente hanno in pancia un peso specifico notevolissimo, ma deve essere una stella polare fissa e immutabile da osservare e seguire quotidianamente.
Nessuna tendenza localistica o padana, intendiamoci. Solo guardare a fatti e circostanze rivendicando con orgoglio e dinamismo l’italianità di chi produce arte e cultura, di chi sceglie l’estero per fare impresa, di chi guardando alla propria storia si sente orgoglioso di appartenenze e status.
Ecco la ragione per cui mi piace citare le parole pronunciate da Nazario Sauro il 10 agosto del 1916, in quantro rappresentano, meglio mille altre riflessioni ed analisi, cosa significa essere Italiani: «…e tu giura o Nino, e fallo giurare ai tuoi fratelli quando avranno l’età per comprendere, che sarete sempre dovunque e prima di tutto italiani»
twitter@robertomenia