Elezioni Comites, il rinvio non sia un alibi: niente trucchetti

?????di Leone Protomastro

Al bando vecchie logiche e tonnellate di retorica: il rinvio delle elezioni per i Comites si trasformi in occasione di rinnovamento e di riflessione vera. All’indomani della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del governo con cui si proroga il rinnovo dei Comites, sarebbe utile impiegare le settimane che ci separano dalle urne non solo per invitare quanti più connazionali possibili ad esprimere l’opzione. Ma anche per organizzare l’impalcatura per quella che, nelle intenzioni, dovrebbe essere una mossa riformatrice, senza però il rischio-trucchetto di possibili secondi fini. Detto più volte che l’intera materia necessita di analisi e di riforme, c’è il pericolo concreto che si voglia gettare il bambino con l’acqua sporca?

L’inversione dell’opzione rappresenta il tentativo del governo di offrire una possibile strada alternativa allo status quo: la si provi e in seguito si trarranno le debite conseguenze, valutando i pro e i contro. Nel frattempo, e confermando con forza l’appello al voto che da queste colonne abbiamo da tempo lanciato, l’agenda “italiani all’estero” è zeppa di altri dossier altrettanto significativi. Per cui da qui a marzo sarebbe utile all’intero movimento degli italiani all’estero affrontare anche altre tematiche pregnanti.

Una di esse è il rischio di tagli al fondo patronati. Sul punto qualche giorno fa c’è stato un appello del Comites di Buenos Aires e sottoscritto da tutti i Comites d’Argentina rivolto al Governo e al Parlamento impegnato a votare la Legge di Stabilità. La drastica riduzione dei contributi come metodo, hanno osservato, non rappresenta una novità soprattutto per i Comites che li subisce al pari della lingua, della cultura e dell’assitenza sanitaria. La prospettiva, secondo i patronati, fa passare un messaggio preciso: che con ogni riduzione di fondi la povertà, l’indigenza e la marginalità aumenteranno inevitabilmente. Lo dimostra il fatto che già molti italiani “sono stati letteralmente cacciati via dal sistema, abbandonati a loro stessi.”

E’altresì evidente che a seguito di un taglio del 40%, i Patronati non potranno svolgere le loro consuete attività. E poi non va dimenticata la lingua italiana, di cui c’è un’incredibile richiesta fuori dai nostri confini nazionali, così come è emerso dagli stati generali della lingua e cultura italiana ma che potrebbe essere, anch’essa, colpita dalla mannaia dei tagli. Nel mondo esistono 250 milioni di italici, tra italiani che sono emigrati o discendenti o coloro che amano l’italiano: tutta gente che si sente affine al nostro Paese per cultura, lingua, stile di vita, letteratura. Se i tagli alla lingua italiana, come mancata diffusione, fossero confermati, sarebbe l’intero sistema Italia a subire un danno, nel medio e nel lungo periodo, di proporzioni inaudite.

Pur consapevoli che in momenti drammatici come questo la riduzione della spesa è una delle misure emergenziali, non si può giubilare quando uno Stato è costretto a privarsi di “aria e ossigeno”, essenziali alla sopravvivenza stessa dei suoi popoli.

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