Qui Faros: Liberazione e bombardamenti

Ddaydi Claudio Antonelli

Delle terribili incursioni aeree subite dall’Italia ad opera delle forze alleate, nel corso della Liberazione, non si dice quasi nulla. Forse perché certi momenti storici racchiudono lo spirito del pericoloso “revisionismo” che è doveroso tener ben tappato nelle pieghe del tempo. In un’Europa unificata, che avrebbe dovuto seppellire gli odi, assistiamo ogni anno, sotto la regia americana, alla commossa celebrazione della seconda Guerra mondiale, alias guerra civile europea. L’apoteosi celebrativa è raggiunta, ogni volta, dal “D Day”, presentato come il lieto momento, culminante una vicenda di tipo hollywoodiano di grande tragicità ma anche di grande bellezza. Il tutto, paradossalmente, all’insegna dell’unità europea, che vede tra l’altro i tedeschi, ieri incarnazione del male supremo, oggi primi della classe.

Ebbene, vi sono libri che benché redatti in America non possono ignorare certe tremende pagine di storia che videro i bombardamenti indiscriminati di città e paesini italiani, con alte perdite tra la popolazione civile, e guasti tremendi a case e monumenti. Sono i libri di viaggio di cui il turista si serve visitando le bellezze della penisola. Gli autori inevitabilmente cercano di spiegare la ragione per la quale, in quell’angolo d’Italia che stanno descrivendo, certi importanti monumenti del passato oggi non esistano piu’. Di loro resta solo qualche traccia, oppure sono stati ricostruiti ex novo. L’ultima volta, nel corso di un mio viaggio in Sicilia, sono passato per Palermo, Marsala, e Messina, e il mio libro di viaggio in inglese sulla Sicilia mi ha parlato di cio’ che in quelle località vi era e non vi è piu’ oppure è stato rifatto, poiché fu distrutto dai bombardamenti. Bombardamenti provvidenziali, beninteso, secondo la vulgata del lieto fine che non ammette revisionismi.

Ogni volta anche chi non è troppo digiuno di nozioni storiche rimane stupito, perché non adeguatamente preparato, di fronte all’entità dei disastri provocati dai liberatori nei luoghi italiani piu’ belli, con pietre storiche demolite e polverizzate dai bombardamenti “intelligenti”. Il tutto a fin di bene, naturalmente. Tutti noi sappiamo che il fine giustifica i mezzi”. E di “mezzi” – occorre dire – non fu fatto risparmio.

@PrimadituttoIta

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