Attenta Italia, qualcuno vuol fregare le tue aziende. E anche a due passi dal confine. Sta accadendo qualcosa di strano tra l’italiana A2A e il Montenegro. Nel 2009 acquisì il 44% della società elettrica montenegrina Epcg: obiettivo, per cinque anni, gestirla al meglio. Ma una manina governativa decise che era giunto il momento nel Paese di far abbassare le tariffe per l’energia elettrica del 20%. Un primo danno non da poco, che costò alla società italiana meno profitti del previsto. Poi venne la richiesta del governo di realizzare alcuni investimenti e gli italiani dissero di sì al propulsore situato a Pljevlja. Altri 200 milioni sull’unghia.
Oggi un altro desiderio del governo montenegrino: i parlamentari premono sull’esecutivo guidato da Milo Djukanovic al fine di azzerare il contratto di gestione con A2A e inglobare la società italiana. Un escamotage utilizzato sino ad oggi già con altre società, come la cipriota Ceac e l’olandese Mss, che hanno deciso di rivolgersi ad un arbitrato internazionale a Washington. Forse non si fidavano completamente dei tribunali europei, visto e considerato come le istituzioni del vecchio continente hanno gestito l’intera questione. Gli stessi tribunali, quando il premier fu attenzionato dalle procure di Napoli e Bari per contrabbando internazionale, si fermarono dinanzi alla sua carica. Ad majora.