Il made in Italy? Non va difeso ma promosso. Ecco come

????????????????????????????????????

“Il made in Italy? Non va difeso ma promosso, c’è bisogno di uno scatto culturale prima che di merito”. Così il direttore di Prima di Tutto Italiani, Francesco De Palo, intervenendo alla scuola di politica promossa a Jesolo lo scorso fine settimana dall’associazione Direzione Europa, diretta da Matteo Zanellato, giovane imprenditore italiano trasferitosi in Romania.
Il panel sul made in Italy, alla presenza di Elena Donazzan assessore al lavoro della Regione Veneto e di Antonio Schiro vicepresidente di Confindustria Balcani, è stata l’occasione per ragionare a più cervelli sullo stato di salute dell’industria biancarossaeverde.

Secondo De Palo il tema sul tavolo non è riducibile ad un mero confronto sul protezionismo, ma “va articolato partendo da un presupposto: il governo di un paese ha l’obbligo morale di promuovere il proprio brand, non di difenderlo ideologicamente, perché poi è il mercato che sancisce la bontà o il fallimento di un prodotto”. Lo dimostra “il sorpasso del vino italiano su quello francese, o l’exploit di Expo anche come vettore dell’enogastronomia italiana, o il fatto – continua De Palo – che molti siano ormai i giovani italiani che decidono di dedicarsi all’imprenditoria agricola, segno che più di qualcuno sta finalmente metabolizzando che la vocazione primaria dell’Italia è nell’agroalimentare e nell’artigianato: due filoni da curare, modernizzare e sviluppare in chiave armonica assieme agli altri”.

Ulteriore versante di analisi è la ricerca del binomio qualità-convenienza. “Porto un esempio concreto: se l’olio italiano, in particolare quello pugliese, è numero uno al mondo per le proprietà polifenoliche allora occorre che le politiche governative siano incentrate sul suo sviluppo come unicum, un po’come avviene con il tartufo bianco e non ha senso perseguire coltivazioni intensive o commistioni con altre tipologie non di quel livello. Oppure mi spaventa il silenzio istituzionale sulla distruzione colposa del settore tessile e calzaturiero a Prato o nel Salento, due bacini fagocitati dalla concorrenza cinese senza che l’Italia abbia battuto ciglio”.

“Lo sforzo – conclude – deve essere nella mentalità con cui promuovere il nostro brand, senza timori reverenziali nei confronti di nessuno, e con il rispetto che si deve alla qualità italiana”.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...