Migranti, crisi economica, terrorismo, Iran, Ttip. Dove guarda l’Unione Europea in questo inizio di nuovo anno? E’la traccia seguita dal nuovo numero di Prima di Tutto Italiani (scaricalo qui) che nel fondino di apertura osserva come il vecchio continente, nonostante possa contare su un Commissario italiano, pare sempre più diretto verso una pangea eterodiretta.
Come se solo la strategia di Berlino fosse quella giusta, mentre poi i fatti dimostrano il contrario. Per dirne una, le politiche improvvisate dalla Cancelliera tedesca sui rifugiati stanno infatti portando al collasso. Non solo il caso Colonia (il più evidente) ma i mille e più segnali che un’apertura, tout court e senza regole, conduce solo al caos.
Il nodo, in questo caso come in molti altri, non è legato all’ideologia: non c’è la xenofobia dietro le penne di chi critica la gestione targata Ue del dossier migranti, bensì la logica e il buon senso. A Ellis Island un secolo fa l’accoglienza era gestita da un’organizzazione perfetta, che valutava e coordinava i flussi. Nel Mediterraneo regna l’improvvisazione, mentre si regalano tre miliardi di euro ad una Turchia che si fa quotidianamente beffa di leggi e diritti. Medesimo principio è applicabile alle altre crisi di questo gennaio. Punire la Russia con le sanzioni e poi fare diplomaticamente a “cazzotti” sulla Siria è un regalo all’Isis.
E ancora, il silenzio calato sull’accordo Ttip tra Usa e Ue unito al rischio che l’ingresso della Cina nel mercato comunitario possa spazzare via ogni tipo di speranza per l’occupazione italiana, è veleno per il Made in Italy e per chi auspica una promozione del marchio tricolore. E invece si assiste ad accordi sottobanco, sottovalutazioni di cause ed effetti, migrazioni di massa non di giovani con la valigia di cartone, ma di fior di professionisti che abbandonano lo stivale per tentare la fortuna altrove. L’Ue stia attenta dove guarda, perché sta perdendo i suoi tesori.
Da segnalare sul nuovo numero l’intervista al giornalista del Tg1 Angelo Polimeno sul suo libro “Non chiamatelo Euro“; la riflessione di Enzo Terzi sull’Europa (“Credevo fosse amore invece era un calesse”); il graffio di Claudio Antonelli sulla nuova jihad dopo le soluzioni all’acqua di “Colonia” e il fondo di Roberto Menia: “Rotta verso il porto presidiato da Mirko Tremaglia”.