Cosa penso dell’emigrato Mike Bonin che vuol abolire il Columbus Day

Pubblichiamo la lettera aperta scritta da Michele Maddalena, Presidente della Comunità Formia d’America, a Mike Bonin, il consigliere comunale di Los Angeles favorevole all’abolizione del Columbus Day, i cui bisnonni arrivarono dall’Italia in California.

Egregio Signor Mike Bonin,

mi scuso con te se non scrivo nella lingua di Albione. Purtroppo, non ho la tua cultura e, credo, nemmeno la tua statura. Che volete che sia? Non tutti possono avere dei “bisnonni che arrivarono negli Stati Uniti per costruire qualcosa, non per distruggere”. I miei bisnonni erano dei modesti contadini. Forse tu non sai cosa vuol dire contadino. Mi pare giusto! Quando si arriva in alto, a nessuno piace guardare in basso. Come dire: «Con la pancia piena, si ragiona meglio». Sante parole, caro Mike.

A proposito! Il tuo nome, forse, deriva da Michele, che, a sua volta, viene dall’ebraico Mi-ka-El, che vuol dire “Chi è come Dio?”, oppure da altra etimologia?

Col tuo permesso, torno sul discorso della pancia. Forse tu non sai che il primo imperatore di Roma, Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus, era figlio adottivo di Gaius Iulius Caesar. Però, i suoi genitori naturali erano persone modeste, delle quali difficilmente si trovano i nomi sugli annali.

Più, o meno, come i tuoi antenati, anch’essi hanno costruito. Lui, Augustus, ancora di più dei genitori. Ebbene, egregio Michele, qualcuno (Virgilio), armato di fantasia, scrisse un poema, l’Eneide, nella quale compare come figlio dell’eroe troiano (Enea), un fanciullo. Compare in un momento particolarmente drammatico, cioè, durante la distruzione di Troia.

Ebbene, il nostro Virgilio, con arzigogoli strampalati, fa discendere la famiglia Iulia da questo figlio di Troia che, a sua volta, pur essendo figlio di Enea, è nipote di Anchise che aveva sposato, nientemeno, la dea Venere! Hai capito? In parole semplici, Iulo Ascanio è nipote di Venere! Una dea! E, che dea!?

Per cui, Augusto, tralasciando il fatto che era figlio adottivo di Cesare, legittimo titolare della gens Iulia, discendeva da una dea. Quindi, era un dio! Signori, in piedi! Mica tanti possono vantare un simile blasone!

Adesso, noi, che viviamo nell’era di internet, sorridiamo davanti a queste grosse panzane. Però… se ci pensi bene, spesso è con le panzane che si istruisce il popolo. Augusto divenne il primo imperatore di Roma, caput mondi. Osannato e riverito, non ha mai rinnegato le sue umili origini, né, tanto meno, ha rinnegato la “paternità” di Cesare. Si dice che sia stato il trastullo, a letto, di Marcantonio. Ma nessuno ha mai potuto negare la sua statura nella Storia, tante volte imitata, mai eguagliata! E, quello che ha “costruito” è ancora sotto gli occhi di tutti.

Tu, invece, pur di raccattare qualche voto, hai rinnegato le tue origini. Come Brenno, hai gettato la potenza della tua spada sulla bilancia, per consentire la cancellazione della ricorrenza della scoperta dell’America. Dimenticando che, Colombo, ha solo indicato la via; non è mai giunto nella terra che ti ospita. Forse un giorno (io non ci sarò, non preoccuparti!), qualcuno cancellerà Armstrong, il primo uomo sulla luna. Motivo? Gli interessi delle Nazioni, caro Michele!

Hai sparato a zero contro l’unico non colpevole di quanto successo alle popolazione autoctone delle Americhe. Americhe, signor Michele! Perché quello che è successo negli Stati Uniti, è successo in tutte le Americhe, sia del settentrione, che centrale e meridionale. È non è stato colpa di Colombo, ma di chi è venuto dopo di lui. Secondo il tuo pensiero, erano tutti Italiani? O c’era qualcuno che parlava inglese?

Se questo può farti piacere, anch’io mi indigno per il genocidio perpetrato sulle popolazioni autoctone degli Stati Uniti! Però, per cortesia, diamo a Cesare quello che è di Cesare.

Una ultima considerazione. Anzi è una domanda:«Come mai questo astio contro Colombo?». Sai che penso? Perdonami, ma la mia scarsa statura intellettiva non mi consente pensieri sublimi. Certamente mi sto sbagliando, ma… nella Storia troviamo esempi simili! Molto vicini ai nostri tempi! Hitler docet!

Vediamo se ci azzecco! Noi – generico, non riferito a noi due – dobbiamo ingraziarci la attenzione della famiglia indiana (pellerossa). Per farlo, dobbiamo dire che sono stati sterminati. Possiamo dire che sono stati i coloni degli Stati Uniti? Ma vogliamo scherzare? Cerchiamo intorno. Ecco, ci sarebbero gli spagnoli! Certo non sono stati degli angioletti. Però… però, niente! La loro lingua è la seconda, dopo la nostra (inglese, s’intende!). No! Gli spagnoli lasciamoli stare. Andiamo avanti. Gli Italiani? Perbacco, come non ci abbiamo pensato prima?

Così, partendo da lontano (da Colombo), inizia a suonare il tamburo di guerra. Per prima cosa, cancelliamo il Columbus day! Mi pare giusto! Gli Italiani hanno sterminato le antiche popolazioni dell’America. Fortunatamente, solo settentrionale! La voce, dapprima sussurrata, si amplifica gradatamente e, un bel giorno, esplode la rabbia contro questo popolo che, per nostra disgrazia (degli USA, s’intende), si è macchiato di crimini inimmaginabili e si permette di vivere in mezzo a noi! Più o meno come Hitler ha fatto con gli ebrei!

Giustamente, tu che hai degli “antenati che arrivarono negli Stati Uniti per costruire qualcosa, non per distruggere”, non puoi sentirti parte di questa genia che appesta il mondo!

Per questo motivo ti invito, il prossimo 6 dicembre 2017, a Monongah (West Virginia). Potremo incontrarci, senza odio e preconcetti vari. Porterò dall’Italia un albero di ulivo in quella cittadina. Un albero di ulivo! Da millenni simbolo di pace, fratellanza e civiltà! Sarà piantato in ricordo di 965 persone, che persero la vita in quella miniera. Circa la metà erano Italiani! Purtroppo, caro Michele, non stavano costruendo qualcosa, come i suoi antenati. Stavano soltanto lavorando, malpagati e maltrattati (erano considerati “negri bianchi”, lo sapevi?), in quella miniera, per permettere a te, e tanti come te, di vivere al caldo. Morirono per guadagnare quella dignità che solo l’onesto lavoro può dare. E, tu, chi sa se riesci a capire questo!

P.S. – Per rispetto alla tua importante persona, non potevo scrivere il mio nome con lettere maiuscole. Che vuoi ti dica: «Nomen, omen!».

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