Di Carlo Consiglio
In questi ultimi mesi la comunità italiana di Toronto è stata visitata per ben due volte da alte cariche istituzionali italiane, il Presidente della Repubblica e il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. In entrambe le occasioni il Console di Toronto ha promosso incontri con la comunità che sono sembrate più riunioni carbonare.
Infatti il Presidente della Repubblica ha incontrato la comunità in una sala di un albergo cittadino dove non più di centocinquanta, al massimo duecento persone potevano essere ospitate. Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio ha incontrato la comunità nella sala dell’Istituto Italiano di Cultura che ha la capienza di quaranta, al massimo cinquanta persone.
Ben diversi, ma diversi erano i diplomatici, erano le occasioni di incontro delle alte cariche istituzionali italiane in visita nel nostro Paese. Quei diplomatici, consentimi di dire più illuminati, chiamavano a raccolta la comunità; i suoi vertici, le sue associazioni; i singoli connazionali ed insieme si ponevano le basi per onorare gli ospiti italiani e consegnare loro un messaggio di italianità sempre viva qui in Canada. Oggi, invece, ci si chiude Turris Eburnea di Beverly Street, pensando solo a tentare di gestire affari per sottrarre alla comunità i suoi patrimoni culturali.
Ricordo per aver vissuto personalmente la visita del Presidente Scalfaro dove l’incontro con la comunità si tenne in un teatro torontino con la partecipazione di migliaia di persone che commossero il Presidente; mi raccontano della visita del Presidente Cossiga che al Columbus Center fu accolto da una straripante folla che fu costretta a rimanere fuori e ad ascoltare il Presidente attraverso altoparlanti all’uopo installati.
E la visita del Ministro Tremaglia in occasione della Giornata mondiale della Gioventù. Oltre ventimila connazionali in un tripudio di tricolori e con Tremaglia che abbracciava tutti con le braccia al cielo in segno di trionfo. Perché si è giunti a questo? C’è responsabilità, della comunità? O è solo incapacità a gestire certi avvenimenti? Oppure vi è un’assoluta mancanza di considerazione della comunità ritenuta un fastidio e pertanto evitata.
Credo che la comunità non è da ritenersi responsabile. In occasione della raccolta fondi per il terremoto del centro Italia, ha risposto in maniera egregia e commovente, sia per gli importi raccolti e sia per aver fisicamente partecipato all’evento in modo massiccio.
Personalmente ritengo che da qualche anno, più di un diplomatico ha avuto una assoluta mancanza di considerazione della comunità; il guaio, però, è che dobbiamo anche plaudire a chi ci ha ridotto in queste condizioni.
La nonna, infatti, quando ero bambino, mi raccontava che un re despota e tiranno, odiato dai suoi sudditi che cospiravano contro di lui, mentre passeggiava nella carrozza reale nel sua città, toccava con mano l’odio provato nei suoi confronti da tutti e noto, una vecchietta che al suo passaggio batteva le mani e gridava a squarciagola: Viva il Re!! Incuriosito il re fece chiamare le vecchietta per chiederle il perché del suo atteggiamento.
La vecchietta rispose: Maestà, io sono molto vecchia ed ho conosciuto vostro nonno che, consentitemi era un mascalzone ed un uomo cattivo che non ve ne erano pari; ma mi sbagliavo perché quando è morto ho conosciuto vostro padre al confronto del quale vostro nonno era una persona buonissima; poi siete venuto voi e abbiamo toccato il fondo, che Dio ce ne scansi e liberi. Ma, credetemi, è meglio che ci teniamo voi, nonostante tutto, perché chi verrà dopo di voi potrebbe essere addirittura peggio.