Ha scritto Henry Ford che ritrovarsi insieme è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo.
Metafora della vita, lo ripetono tutti e in tutte le salse. Ma poi quanti lo fanno in concreto?
L’essenza della condivisione della contingenze sta proprio in quelle poche righe: la cessione di un pizzico del proprio spazio, per metterlo in un giardino poi abitato da tutti. L’unica via per non perdere la bussola, per non farsi inghiottire dallo specchio a cui chiedere chi sia la più bella del reame, per non buttare all’aria lavori e sforzi, tempo e sudore sull’altare dell’uno anziché del tutti.
Noi e non io. Ecco la strada.
Non è facile, sia chiaro: le sirene incantate del palcoscenico sono lì, intatte e minacciose. Ma proprio nei momenti in cui le sabbie mobili si avvicinano come cirri, proprio quando tutto intorno crolla, proprio quando si mette un punto e si ricomincia, serve stringersi a coorte e dirsi: siam pronti alla morte.
Mameli insegna e va studiato. Ma un attimo dopo applicato, per bene, con coscienza e senza piccinerie. Così si può vincere. In altro modo no, davvero.
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