di Roberto Menia
Chi l’ha detto che la politica gentile e mansueta non deve mai prendere posizioni nette su temi e obiettivi? In questo scorcio di fine 2017, che è coinciso con la fine della legislatura, si respira un’aria di strana neutralità. Tutti a incensare il terzismo, l’ombra dei due forni e il silenzio.
Come se, invece, avere un’idea chiara e comunicarla con altrettanta chiarezza ai cittadini, fosse un affare da serie B. Invece noi pensiamo che dire con onestà e a testa alta cosa si pensa, come si vorrebbe mettere in pratica quell’idea e con chi, sia un plus e non un minus.
Ad esempio, riflettere analiticamente sui rischi che l’approvazione della legge sullo ius soli avrebbe arrecato all’Italia; o interrogarsi su dove porterà la politica del governo fatta di bonus per tutti e non di progetti, come se le mancette possano sostituirsi alla programmazione industriale; o ancora, ammettere che per il Pd è più facile voler cancellare la Legge Tremaglia che lavorare tutti insieme per migliorarla; o continuare a illudersi che non vi sia un attacco ai valori cristiani nel mondo.
La differenza sta tutta in questo manico. Noi agli italiani all’estero ci crediamo e non pensiamo che debbano sopportare le difficoltà di sempre, come l’imu assurda, o la faida sulla chiusura delle sedi consolari, mentre qualche democrat ha speso migliaia di euro per la campagna referendaria del 4 dicembre. Allora gli sprechi non valgono per tutti? E ancora, come mai se da un lato la tv si scaglia contro i patronati all’estero, poi non ficca il naso delle cose piddine?
Il punto è proprio questo: la chiarezza di temi e alleanze, la decisione con cui la si comunica, la fermezza nell’imboccare una strada e non avere ipocriti paracadute da aprire all’occorrenza è ciò che pensiamo sia doveroso: tanto nella politica, quanto nell’associazionismo. La serietà di una condotta, personale e comunitaria, è proprio in questo interstizio.
Da due mesi il Ctim ha aperto una stagione nuova, con mete, perimetro di azione, un direttivo fresco e la consulta. Significa che il nostro attivismo, mentale, ideale, valoriale e programmatico, dovrà adesso essere impreziosito da azioni e opere, cemento armato da edificare e nuove sfide da affrontare. E non potremo farlo con quella flemma che oggi qualcuno celebra, né con l’assunto che il non esporsi sia sinonimo di politica con la P maiuscola.
E’vero il contrario, semmai. Noi lotteremo perché la Legge Tremaglia sia rispettata e applicata, non perché qualcuno la cassi con un tratto di penna. Noi ci impegneremo affinché chi è lontano dalla Madre Patria Italia si senta membro effettivo di una comunità che non ha pari nel mondo. Noi non molleremo di un millimetro contro chi ha deciso che i simboli italiani nei cinque continenti sono una vergogna. Noi tuoneremo contro chi non si sforza a sufficienza nel fare rete tra le camere di commercio italiane nel mondo.
Noi punteremo ancora una volta sulla cultura, sulla lingua italiana, sull’enogastronomia tricolore come ponte commerciale e umano. Noi faremo muro contro chi intende demolire il brand Italia dietro accordi sottobanco e grano al glifosato.
Noi continueremo ad amare l’Italia e gli italiani: ovunque essi siano.
twitter@robertomenia