Di Francesca Vivarelli
Il 22 giugno è uscito il nuovo album di Alberto Fortis, “ 4Fortys” (etichetta Azzurra Music), pensato e voluto per celebrare i 40 anni dell’omonimo disco d’esordio, trasformato, in questa versione 2.0, in un doppio. Il primo cd propone la rivisitazione e la reinvenzione del primo disco, affidata a una performance piano e voce live in studio, a cui si aggiungono due bonus tracks, “Settembre” e “Wish I knew” un brano cantato in inglese composto con Steve Piccolo.
Il secondo contiene tre canzoni inedite – “Venezia”, “Maphya”, “Caro Giuseppe” – tre hits totalmente rivisitate e riprodotte – una per tutte, “Milano e Vincenzo” in versione elettronica e rap – e tre canzoni live con la Milandony Melody Band.
Un progetto artistico che parte dal passato, ma ben piantato nel presente, come argomenta con chiarezza l’artista: “Non siamo nati per stupire, siamo nati per essere noi stessi nel modo più autentico possibile e in questo lavoro è questo che sono: sono il mio principio, il mio cammino e soprattutto la mia attualità, quella così difficile da farsi riconoscere, in particolare da chi non si apre a comprendere che la bellezza è nel nuovo che ha radici coerenti con il primo seme”.
Sempre Fortis descrive come nasce questo progetto: “Sono fiero delle scelte fatte nella produzione, condivisa con Franco Cristaldi, dove i colori alchemici di musica e parole mi permettono di vedere un arcobaleno che fa nascere la sua curva nel mio ieri e la fa atterrare in quanto sto facendo in questi giorni. È un lavoro pregno della volontà di urlare il bisogno e il coraggio di non fare mai finta, finta di scrivere, di dire, di credere, di niente: siamo tutti ladri di un fiore rubato a un ladro che ci sta a sentire e la cosa più bella da fare è di respirare il suo profumo e poi regalarlo.
Questo lavoro è sostanzialmente realizzato a quattro mani con Franco Cristaldi, ma vede la partecipazione di musicisti meravigliosi e amici, quali Amedeo Bianchi, JOE Damiani, Mauro Ottolini , Romeo Fortunato, Emanuele Chiappero, Mary Montesano: è suonato e contemporaneamente pensato visivamente, è fatto di suoni e di immagini, di storia e di stupore, in questo caso sì, nel vedere quanto quel magma portentoso delle note continui a regalarti territori insospettati e inesplorati, luoghi e tempi per ricreare nuove conoscenze della tua arte, fascino di nuove sonorità che nutrono un ingenuo e meraviglioso senso della vita, un fiume che si chiama realizzazione del sentire, un cavallo libero dalle limitanti e obsolete briglia delle “connotazioni industriali”.
A Mestre, nel corso della presentazione di questo nuovo lavoro, Fortis ha focalizzato l’attenzione, in particolare, sui brani inediti, e premettendo di essere credente e di credere a chi crede a diverse religioni “perché un Dio non chiede a quale Dio tu puoi credere davvero, l’importante è questo gesto di fede, che significa credere nell’esistenza che abbiamo, alla bellezza con la B maiuscola di noi stessi nei confronti degli altri”, ha introdotto ed esplicitato il brano “Caro Giuseppe”: “l’arte stessa è una preghiera, il fatto di creare è una preghiera.
La musica qualcuno l’ha definita la più onesta delle religioni perché è una religione che non fa ne’ minacce ne’ promesse, cioè non crea un dogma non crea un qualcosa per cui essere crocefissi, non crea un qualcosa per cui essere delusi, crea la voglia di essere parte, di condividere e questo è il diritto- dovere dell’arte, ma ogni tanto, così come ho fatto con Tra Demonio e Santità, mi piace anche giocare con argomentazioni così importanti” e da qui ha immaginato Giuseppe e Maria, vicini all’evento, che ad un certo punto si trovano in un territorio non conosciuto e improvvisamente la batteria del cellulare si esaurisce, non hanno ne’ google map, ne’ WiFi e si mettono alla ricerca di come trovare un androne…
Il brano “Maphya” – il cui titolo parla già da solo – invece, gli ha fornito l’occasione per lanciare un monito ai più giovani sul peso che ha cavalcare argomenti di denuncia e le conseguenze che possono scaturirne: bando ai luoghi comuni, “gadget di moda” destinati a passare ed invito a non esprimere problematiche che, seppur oggettive, portano ad un lavoro fine a se stesso poiché, con un po’più di maturità, di tutto ciò potrebbe restare solo l’imbarazzo per le onde cavalcate.
L’ultimo dei tre inediti, “Venezia”, apre il secondo cd dell’album e, spiega il cantautore, è la canzone che “ha una magia in più nella sintesi tra quello che viene raccontato nei testi, nella modernità e qualità dell’arrangiamento”. Un risultato non semplice da ottenere “ma con questo brano soprattutto, ce l’abbiamo fatta. Venezia è il simbolo e sintesi di tutto ciò che è il mio nuovo lavoro” parola di Alberto Fortis, artista eclettico e poeta gentiluomo.
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