Abbiamo voluto attendere l’esito del voto europeo prima di uscire col nostro giornale. “Non cambierà nulla” dicevano alcuni, mentre altri promettevano grosse sorprese. Avevano ragione i secondi e per almeno quattro ragioni.
L’Italia si è risvegliata “sovranista”, anche più di quanto si potesse immaginare: la somma dei voti della Lega e Fratelli d’Italia, due partiti dichiaratamente eurocritici e tesi alla rivendicazione di maggior sovranità nazionale, fa 41%. Un dato enorme, che già da solo, se fosse stato espresso alle elezioni politiche nazionali, consentirebbe loro vincendo nei collegi di essere verosimilmente autosufficienti per creare una maggioranza parlamentare di governo. Se poi si sommano anche i voti di Forza Italia, alleato nel tradizionale centrodestra che sta vincendo anche in tutte le amministrative, si arriva al 50%.
L’Italia ha promosso Salvini e bocciato Di Maio, i due veri reggitori del governo Conte (che funge da prestanome): hanno preferito il pragmatismo rettilineo del primo al chiacchiericcio fumoso e ondivago del secondo; le scelte di rigore e sicurezza al reddito di cittadinanza; la Lega ha raddoppiato i suoi voti, passando dal 17,4% delle politiche al 34,3 delle europee mentre i Cinque stelle li hanno dimezzati finendo al 17,1 dal 32,7 di un anno fa.
Il Partito Democratico supera abbondantemente i Cinque Stelle (e in pochi ci avrebbero scommesso), divenendo il secondo partito nazionale con il 22,7%: continuando l’assottigliamento dei grillini, in prospettiva appare probabile che lo scontro politico in Italia torni ad essere bipolare ed è meglio così, per tutti.
“Last but not least”, va sottolineato il quasi raddoppio di Fratelli d’Italia. Con una Lega che spazzola tutto, il bel risultato di Giorgia Meloni appare quasi miracoloso: in realtà premia un lavoro di semina e ripresa nei territori, di apertura e ricongiungimento dei fili spezzati della destra: ora si attende quel cantiere, che la Meloni ha già vagheggiato di voler aprire dopo le elezioni, per costituire la seconda grande colonna dell’alleanza.
Mentre dunque si rafforza la destra ed il fronte sovranista, è facile immaginare che avremo acque agitate al governo. Difficile non pensare che a breve si aprirà uno scontro interno, con Salvini che reclamerà maggiori spazi e soprattutto vorrà imporre la sua linea (e infatti ha già dichiarato di voler subito mettere in cantiere e realizzare TAV e Flat Tax) trovando la resistenza di un Di Maio sempre più debole, con a fianco la quinta colonna dei guastatori di Fico.
L’augurio è che questa esperienza di governo “gialloverde” finisca presto, gli incapaci e gli urlatori di Grillo tornino da dove sono venuti, con le loro scie chimiche e amenità varie.
Si torni quindi a votare liberando una speranza vera per l’Italia: un governo forte e coerente, di destra, sovranista, autenticamente nazionale, che garantisca sicurezza, sviluppo, lavoro, futuro.
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