Dopo la legge che ha fatto nascere il Giorno del Ricordo, mi sono chiesto cosa potessi fare di più, al fine di dare giustizia a migliaia di infoibati e di esuli istriani e dalmati. E senza la presunzione di essere uno storico ho iniziato io a raccogliere testimonianze
Ormai non c’è quasi più nessuno tra quelli che subirono 75 anni or sono la violenza cieca delle foibe, col loro carico di morti senza croce; e pochi ormai sono anche quelli che negli anni seguenti dettero vita ad un esodo biblico di 350.000 persone, che fu un plebiscito di italianità e libertà.
Esuli che si sparsero in 117 campi profughi in Italia, da Trieste a Termini Imerese, da Altamura a Laterina, e finirono poi magari nelle lontane Americhe o nella ancor più lontana Australia.
Oggi tocca ai loro figli, e io sono uno di questi, conservare quel che loro è stato donato, ridare agli italiani, tutti gli italiani, la memoria di quella tragedia incompresa, ricucire i fili strappati della storia.
Oltre l’Adriatico restano le pietre, le arene ed i leoni di San Marco a testimoniare la nostra italianità antica e mi piace, anche in Toscana, ricordare Padre Dante che cantava nell’Inferno “sì come a Pola, presso del Carnaro ch’Italia chiude e i suoi termini bagna”…
Convenienze politiche di ordine interno e internazionale indussero a cancellare dalla coscienza e dalla conoscenza degli italiani questa grande tragedia nazionale, che non poteva restare una sorta di memoria privata confinata lassù alla frontiera orientale e nelle nostre famiglie. Oggi, e questa giornata ne è la prova, l’Italia si riconcilia e riconosce nella sua compiutezza il valore della grande prova che i giuliani dalmati seppero offrire.
Con il libro “10 febbraio, dalle foibe all’esodo” (I Libri del Borghese) ho voluto dare finalmente una narrazione a braccia e volti che chiedevano solo il diritto di essere italiani. Ma le foibe sono state una tragedia per troppi anni celata, per ipocrisia, convenienza politica e fanatismo ideologico che hanno fatto calare un silenzio, lugubre e colpevole. Per questa ragione credo che i rigurgiti di negazionismo vadano condannati, se e senza ma. Dopo le foibe l’esodo: questo libro vuole raccontare ai più giovani una tragedia italiana che per troppi anni è stata oscurata.
Le foibe sono state una tragedia per troppi anni celata. I motivi? Ipocrisia, convenienza politica e fanatismo ideologico non hanno consentito di aprire uno squarcio in silenzi lunghi decenni. Proprio per dare continuità a quell’atto normativo, che innanzitutto è un atto di amore verso la verità storica, ho voluto scrivere questo libro. Le foibe sono state una tragedia avvolta in una nebbia appiccicosa e l’esodo ha avuto una continuità, tragica e silenziata, con il regime titino e con l’appoggio dei comunisti italiani. Per me ha rappresentato anche il riconoscimento per il popolo dell’esodo che aveva sofferto nel nome della sua italianità. Di fronte a questo non c’è negazionismo che tenga.
Questo libro intende, come nella costruzione di un palazzo, rimettere a posto i tasselli corretti nelle fondamenta culturali e storiche dell’Italia. Penso ad una narrazione fatta di episodi e uomini spesso sconosciuti, con l’affresco, magico e tremendamente reale, di terre perdute e d’italiani magnifici: apunto gli eroi, i martiri, i patrioti e gli esuli. Tutti nostri fratelli, accomunati però da un triste destino, che finalmente può essere portato a conoscenza di cittadini, elettori e anche di quei giovani che troppo spesso faticano a decrittare questi grandi curvoni della storia perché qualcuno glielo ha nascosto per troppo tempo.
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