Sul nuovo numero: Ancora tu? Di Maio non può rappresentarci

Non capisce, ma non capisce con grande autorità e competenza diceva Leo Longanesi.

“Ancora tu?” è il titolo scelto per il nuovo numero di PrimaDiTuttoItaliani, con riferimento alla conferma alla Farnesina dell’esponente Cinque stelle, inadeguato ad assicurare la necessaria densità di pensiero, costrutto e azione in quel settore così strategico per l’Italia che prende il nome di politica estera. (Cliccare qui per scaricarlo).

Dal governo dei migliori ai miglioramenti che non ci sono stati – si legge nel fondino di apertura – . La scelta conservativa in politica estera rappresenta un grosso azzardo. Il governo Draghi parte con una dose massiccia di aspettative, non fosse altro che per via dell’eccezionalità in cui in paese si trova. Ma insistere su Luigi Di Maio capo della Farnesina porta in grembo una serie di effetti a catena che non fanno bene a quelle nuove politiche italiane che, invero, dovrebbero essere tarate sul Mediterraneo come nuovo fattore di interesse nazionale.

In primo luogo la totale inesperienza. Non è stato sufficiente il biennio appena trascorso o l’essere stato affiancato da una safety car dello spessore di Ettore Sequi. L’esponente Cinque stelle proprio non può rappresentarci.

Ci troviamo in un momento decisivo per le sorti del Mediterraneo e mentre altri paesi giocano la partita schierando il migliore undici titolare, l’Italia sceglie le riserve, se non i magazzinieri, da mandare in campo.

Il dossier energetico sta relegando l’Italia ad attore non protagonista: la nostra progressiva sostituzione in Libia ad opera della Turchia lo dimostra ampiamente. L’irrilevanza italiana in Libia e, più in generale, in quella macroregione che va da Gibilterra al Bosforo, comunque figlia non delle politiche solo odierne, si è manifestata in modo plateale quando la nave Saipem dell’Eni venne fermata nel Mediterraneo orientale dalle fregate turche. Fatto di una gravità eccezionale che non venne reiterato nei confronti delle navi ricerca di altri paesi. Basti pensare che gli Usa scortarono con la Sesta Flotta le navi Exxon. Un affronto che non si è trasformato, come logica avrebbe voluto, in un rapporto alla pari ma, de facto, in una nuova stagione di costante sottomissione.

Turchia e Qatar hanno firmato un nuovo accordo militare con Tripoli.

Lo scorso 12 febbraio si è svolto ad Atene un meeting strategico al quale l’Italia non ha preso parte, il “Philia Forum”, alla presenza di Egitto, Emirati Arabi Uniti, Cipro, Bahrein, Arabia Saudita e Francia. L’Italia dovrebbe uscire dal cono d’ombra in cui si trova ed elaborare una strategia che parta dalla geopolitica mediterranea come nuovo fattore di interesse nazionale. Per questa ragione sarebbe servito un ministro diverso. Che nessuno parli di ascensore sociale: la gavetta è un’altra cosa.

Da segnalare sul nuovo numero l’intervista al deputato di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro sui rischi che corre l’Italia in politica estera, una riflessione su come costruire la nuova classe dirigente nei partiti dopo l’assurdo esperimento grillino, il fondo di Roberto Menia.

(Cliccare qui per scaricarlo)

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