Elezioni Comites, lo avevamo detto: sì all’appello per un voto pulito

di Roberto Menia

Eravamo stati facili profeti. Le elezioni dei Comites del prossimo mese di dicembre hanno già dato un primo risultato: ed è un gigantesco fallimento. Il penoso 3,7% degli iscritti a votare rispetto agli aventi diritto, delegittima in partenza gli organi che verranno eletti e, più in generale, pone il problema del senso e del valore che il MAE ed il Governo attribuiscono alla rappresentanza degli italiani all’estero. Il sistema che si è voluto imporre, quello dell’opzione preventiva per votare, è incomprensibile e sbagliato, oltre che antidemocratico: se davvero si credeva all’importanza del voto dei nostri connazionali, alla loro partecipazione alla vita delle comunità, allora si doveva favorire il loro accesso al voto, non allontanarli o respingerli.

Lucio Albanese, storico dirigente del Ctim in Germania ed ex presidente del Comites di Norimberga, ci ha scritto: “In tutta Europa, su 2.590.000 aventi diritto al voto, si sono iscritti 61.448 connazionali (2,37%)! Se questa non è una pietra tombale per i Comites, poco ci manca. E presumo che di questo passo si ricomincerà a discutere anche sul voto e la rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero…”. 

In poche righe, il problema è proprio questo. Forse val la pena di aggiungere che per queste elezioni sono stati impegnati 9 milioni di euro, destinati ai vari atti connessi alla preparazione e allo svolgimento delle stesse, alla campagna d’informazione per la partecipazione e via dicendo. Sono stati spesì così bene che, in pratica, ogni opzione è costata 50 euro (basta dividere i 9 milioni per i neanche 180.000 iscritti al voto). 

Verrebbe voglia di chiudere qua. Ma c’è un altro argomento che vogliamo affrontare: sarà che il diavolo ci mette sempre la coda ma a dar fiato a chi dice “chiudiamola una volta per sempre sta storia del voto all’estero”, c’è l’incredibile pronuncia della Giunta per le elezioni del Senato della Repubblica che salva (per ora, perché poi voterà l’assemblea) il seggio dell’italoargentino Adriano Cario (candidatosi con l’USEI e transitato al MAIE), nonostante le evidenti prove emerse sui brogli che ne hanno determinato l’elezione. Il perito calligrafo della Procura di Roma, che sul fatto ha aperto un’inchiesta, ha individuato 2140 schede con preferenza scritta dalla stessa mano. 

Non sarà male ricordare che, proprio per impedire i brogli sul voto postale, Fratelli d’Italia ha depositato da tempo un disegno di legge per l’introduzione del voto telematico all’estero.

Ma soprattutto vogliamo sottolineare che non possiamo accettare di vedere ridotta la grande conquista di italianità e di civiltà di Mirko Tremaglia – che ha portato il voto ai nostri connazionali d’ogni parte del mondo – ad una sceneggiata in cui continuano a farla franca mestieranti ed imbroglioni, come già sappiamo essere avvenuto anche in altre legislature, luoghi e tempi. 

E vogliamo, in proposito, qui rendere onore alla battaglia portata avanti da “Gente d’Italia” (giornale edito in Uruguay, cliccare qui) che ha lanciato una petizione on line di “italiani onesti che vivono all’estero o in Italia e che vogliono ancora continuare a credere nelle istituzioni parlamentari e nella legalità del voto che – come recita l’art. 48 della Costituzione – deve continuare ad essere personale, eguale, libero e segreto”.

In previsione del prossimo pronunciamento dell’Aula del Senato della Repubblica, la petizione invia “un accorato appello affinché i senatori votino secondo la loro coscienza, prendendo visione completa dei fatti e cancellando una richiesta di convalida che avrebbe come conseguenza l’inesorabile e ingloriosa fine del voto all’estero e – più in generale – di anni di politiche a favore delle nostre grandi collettività italiane nel mondo”.

E così conclude: “In gioco è la nostra democrazia, il rispetto della legge e l’immagine dell’Italia nel mondo”.

Questo anche il nostro pensiero.

@robertomenia

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