di Davide Garbin
I pensionati italiani residenti ufficialmente all’estero (AIRE) sono all’incirca 330.000. Ebbene, una comunità di 2.000 di questi, non è più un cittadino né di serie A, né di serie B, e neanche E.
In che senso? Come tutti gli italiani AIRE sono privati dall’accesso al Sistema Sanitario Nazionale, solo per non essere in Italia fisicamente (non solo come contribuenti, dal momento che l’accesso al SSN è aperto a chiunque, italiano o non, che viva in Italia anche se non contribuisce al sistema). Ma sono anche mortificati nel patriottismo ed essere italiano: com’è possibile? Semplice: un Trattato scritto malissimo, mai revisionato, tra Italia ed una Repubblica Popolare all’epoca del 1988, delinea che per ottenere un semplice certificazione dello status di residente fiscale al fine della non doppia imposizione – udite udite – debba avere la cittadinanza di detto Stato straniero (nonostante sia già certificato residente fiscale secondo normativa interna estera avendo rispettato tutti i crismi nazionali ed europei). Chiaramente, l’opposto non è reciproco: il cittadino dello Stato terzo in Italia, otterrà questo certificato tranquillamente senza divenire italiano.
Ovviamente all’italiano AIRE essendo un ‘fuoriserie’, non gli spetta questo diritto. E cosa fa l’INPS? Richiede esattamente tale certificato impossibile da produrre, per concedere o (da circa un mese) continuare ad erogare la pensione italiana (maturata con contribuiti sudati di una vita) al lordo, in modo da pagare le tasse, come giusto nello Stato di residenza estera. Pertanto, succede l’inevitabile: l’INPS trattiene la tassazione in Italia, erogando all’estero le pensioni al netto, e udite udite nuovamente, ne chiede indietro la parte già erogata in eccesso da gennaio.
Cioè, ricapitoliamo: prima lo Stato tramite l’INPS, accetta le domande di erogazione a lordo (erogandole per anni). Poi, tutto ad un tratto, si ripensa l’interpretazione, e diventa un riscossore di quanto ha già erogato, decurtando immediatamente le pensioni degli anziani AIRE solo per non essere divenuti nel frattempo cittadini stranieri (o meglio di doppia nazionalità).
E non solo, il pensionato AIRE paga tutte le tasse italiane ma non gli viene neanche concesso l’accesso al Sistema Sanitario italiano. Paga e basta, perché è appunto un ‘fuoriserie’.
La domanda porge spontanea: ma l’INPS è un ente tecnico di previdenza sociale nazionale, o anazionale, apolide e certamente anti-anziani iscritti all’AIRE in Bulgaria? Perché si accanisce dopo aver concesso “il beneficio” (che in realtà è un semplice diritto rispettato per i residenti AIRE in tutti gli altri Paesi del mondo) contro pensionati italiani discriminati?
Oltre la beffa, il danno: come ripagheranno migliaia di Euro, vivendo spesso con pensioni poco più che minime o medie, comunque in uno Stato europeo con inflazione al 15%? Evidentemente, l’INPS ama i propri pensionati talmente tanto, che li vuole far tornare in Patria, magari senzatetto essendosi ricollocati al 100% all’estero, per il solo motivo di non essere diventanti bulgari e non solo italiani. Citando la celebre frase tragicomica fantozziana, l’INPS si merita un bel “com’è buono Lei!”.