Mentre l’Europa si interroga sul rischio uscita dalla zona euro della Grecia, ecco ritornare periodicamente il tormentone sulla sovranità nazionale. I difensori dell’austerità sostengono che se in una famiglia non si rispettano le stesse regole si finisce per andare in collegio. Gli altri replicano che se uno solo va a cento all’ora e gli altri a dieci, allora non c’è partita e ognuno corre per sé. Il rischio a questo punto della camminata nel deserto europeo è che non ci sia proprio più alcuna partita. I numeri condannano la Grecia e chi non rispetta i patti, ma di contro è pur vero che la medicina dell’austerità non può essere assunta per sempre, pena la morte del paziente.
La ripresa di un mercato in folle e lo stimolo alla circolazione di merci e denari non possono essere due elementi secondari in questo grigiore di inizio anno, bensì due principi solidi. Non si può pretendere che un singolo risparmio sia automaticamente germoglio di un più alla voce entrate. E nemmeno che il voto dei cittadini venga relegato a cornice spuria da usare un tot al chilo. Ecco il punto: e se si ricominciasse a tessere il filo della comunanza europea partendo dalla sovranità nazionale?