Il fondo: Cgie, come cambiare le vecchie (e cattive) abitudini?

Farndi Roberto Menia

La convocazione del nuovo Consiglio generale degli Italiani all’Estero avvenuta nelle scorse settimane ha costituito comunque un fatto di rilievo per chi si occupa dell’emigrazione italiana. Per il Ctim, da una parte l’orgoglio di essere stato riconosciuto tra le associazioni maggiormente rappresentative pur in un organismo largamente ristretto nei numeri rispetto al passato, dall’altra l’amarezza per aver avuto ulteriore prova di come le cose comunque non cambino. Non cambiano nella miopia dei lottizzatori di professione, nell’occupazione partitica di ogni ruolo e poltrona, nella ripetitività dei riti di palazzo, pur essendo il Cgie un palazzo per modo di dire.

Abbiamo voluto e non a caso, ricordare Mirko Tremaglia, i suoi insegnamenti e l’attualità del suo pensiero proprio nei giorni in cui si è svolta la prima sessione di questo Cgie. Ho apprezzato in quell’occasione le parole commosse di un uomo, molto distante politicamente da me e dalla comunità del Ctim, il sen. Micheloni, che di Tremaglia ha ricordato l’appello ripetuto come un mantra agli eletti all’estero: “Voi non potete essere uguali a tutti gli altri”…

Ma che voleva dire “non essere uguali a tutti gli altri”? Tremaglia immaginava una rappresentanza di uomini che all’estero illustravano l’Italia: scienziati, ricercatori, capitani d’industria, uomini di pensiero, che sapessero portare in Parlamento il meglio dell’”Italianità oltre i confini”, uniti a prescindere dalla loro visione ideologica, fuori dai partiti, immaginava addirittura una lista unica e condivisa. Il risultato è stato molto, molto diverso, sono arrivati i Pallaro e i Razzi, i brogli e gli scandali, ma questo non inficia il grande valore, democratico, civile, nazionale, della rappresentanza e del voto all’estero.

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Piuttosto si pensi a come modificare le regole di quel voto, ma nessuno pensi di togliere di mezzo questa conquista che è una conquista dell’Italia intera. Fuori dai nostri confini c’è un tesoro enorme: 60 milioni di italiani oriundi, che conservano il nome e spesso la lingua in ogni angolo del mondo; quasi 5 milioni di cittadini italiani e un nuovo grande fenomeno di emigrazione italiana, spesso di cervelli, di ricercatori e laureati, di giovani; più di 400 organi di stampa e tv, 100 istituti di cultura, 500 comitati della Dante, migliaia di esercizi commerciali, ristoranti, il made in Italy diffuso.

Questo mondo deve continuare ad essere e sempre più strettamente interconnesso con l’Italia e le sue istituzioni, con la rete delle più di 100 ambasciate e altrettanti (anzi di più) consolati, deve sapere utilizzare gli strumenti di base come i Comites e lo stesso Cgie per fini alti, nobili, come Tremaglia insegnava. Anche per questo, se il Cgie vuol fare una buona cosa, faccia sua la proposta di intitolare al vecchio Mirko, “il” Ministro per gli italiani nel mondo, una sala della Farnesina. Era un impegno che aveva preso – e gli va reso merito – l’ex Ministro e Ambasciatore Terzi: non potè portarlo a termine perché si dimise (e aveva ragione) per la vicenda dei Marò sequestrati in India. Era il 2013.

Ora i Marò sono ancora sotto sequestro e quella sala aspetta…

twitter@robertomenia

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