Quante battaglie abbiamo condotto in questa nuova fase del Ctim? Me lo chiedo mentre ci avviciniamo alla data dell’Assemblea Generale di Roma, in programma il 15 ottobre, con nel cuore (e in agenda) mille e più cose fatte.
Quando sono diventato Segretario Generale del Ctim non immaginavo che così tanto pathos sarebbe stato presente in viaggi, incontri, comunicazioni, scambi di opinioni. Almeno non in questa dimensione.
Significa, forse, che proprio la grande intuizione del Ministro Mirko Tremaglia, fondatore del Ctim, è stata un vero jolly: ridare dignità ai nostri connazionali che vivono lontano dalla Patria; costruire un dialogo quotidiano e costante tra la politica e gli italiani all’estero, senza ipocrisie e opportunismi; immaginare scenari e direttrici di marcia per i loro figli e i loro nipoti che oggi si scoprono avidi finanche nell’imparare la nostra cara lingua italiana; intrecciare le loro vite con il futuro dei nostri figli, sempre più all’insegna degli scambi e dei viaggi (con la nota dolente della nuova emigrazione italiana); programmare interventi normativi che sostengano gli italiani all’estero e non siano una zavorra (imu e pensioni); elaborare una strategia orientata al domani che impedisca l’eliminazione di servizi essenziai come consolati e luoghi di aggregazione come gli Istituti Italiani di cultura all’estero; stimolare i media a non farsi giocare da fanatismi e mode del momento che intendono cassare i simboli dell’italianità nel mondo, come il Balbo’s monument o il Columbus Day.
Quella straordinaria intuizione, confluita nel diritto di voto per gli italiani all’estero, merita dunque di essere accompagnata da politiche mirate e non sciatte; da condotte esemplari e non da altri casi Razzi; da reali rapporti con le comunità e non da visite meramente elettorali; da cognizione storica e sociale delle problematiche dei singoli gruppi e non da un paio di foto su facebook come molte attuali ministre amano fare nei viaggi di Stato (pagati da noi).
In questi anni di Ctim ci siamo preoccupati di tessere una tela: fatta di rapporti personali, di viaggi e incontri, di elaborazioni su questo mensile giunto al trentasettesimo numero, di riflessioni su temi ed eventi. Perché ci crediamo ancora a quell’intuizione del fondatore. E non la molleremo.
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