Dopo la prima e seconda guerra mondiale, l’Italia è di nuovo in guerra, ma questa volta le armi sono più subdole delle armi che fecero milioni di morti tra la nostra popolazione.
Questa guerra è una guerra dove le linee tra i contendenti non sono ben delineate, dove gli “appostamenti” di guerra, in maniera figuarativa, si trovano in ogni dove. Attaccano la libertà di stampa, la libertà di pensiero, la democrazia stessa e, anche alla libertà di sbagliare. Sembra strano, ma anche sbagliare è una forma libera di democrazia. Quante volte sbagliamo nella nostra vita? Migliaia, sicuramente, o per decisioni erronee proprie o per decisioni erronee non proprie, ma succede, siamo umani e sbagliamo.
Ora no. Esiste un “grande fratello” che ci segue in tutto e per tutto; dai social, al tramite di una commissione appositamente istituita, fino ai regolamenti di politica interna che istituti, come quelli bancari ad esempio, che regolano chi può; o fare cosa, o chi può lavorare, o chi può permettersi di esprimere la sue idee, o chi può fare politica, o chi ha ragione e chi no, e via discorrendo. Tutto ciò influiscono sulle decisioni da approvatre, come ad esempio se portare una mascherina, quale scultura, struttura, o targa è giusta, e se la nostra secolare storia deve essere cambiata. Questa è la guerra di cui mi riferisco.
La guerra del pensiero unico, quello che riduce il libero pensiero ad una misera malattia mentale ed anacronistica non allineata con le ideologie del loro “regime”. Quello che noi non vediamo, ma lo sentiamo incessantemente sulle nostre spalle, e ci limita le nostre vite. Entra anche nei campi sportivi. Lo sport portato a livello di pensiero unico, incredibile.
L’Italia è in guerra con le “élite”, o meglio possiamo dire: “gli eletti”, quelli appunto del pensiero unico. L’Italia è in guerra perché è il vero baluardo delle liberta dell’occidente, volente o nolente lo è. Dalla nostra penisola è nata la cultura occidentale, crocevia di popoli del passato, che ha creato l’europa e l’occidente appunto. Gli stessi Usa hanno una struttura italiana, italiano fu chi aiutò Thomas Jefferson e gli altri padri della costituzione Usa, alla stesura della loro carta costituzionale. Lo stesso Jefferson era un grande appassionato della letteratura classica italiana.
Lo stesso Campidoglio di Washington fu costruito e dipinto da italiani. Una particolarità, lo stesso trombettiere del famoso General Custer era italiano.
Ricordiamoci che “l’odiato” Colombo, ma anche Amerigo Vespucci, che grazie a loro si è scoperto un nuovo continente che, giusto o sbagliato che sia, la gente ci vive e lavora, ma non dipende da loro se chi ha governato e governa ancora oggi non si è comportato o no si comporta da persona per bene.
I grandi del passato; condottieri, uomini politici, rivoluzionari, hanno sbagliato a predere decisioni, o per prorpi interessi, o per la comunità, ma la storia deve giudicare e non deve distrugge, o cancellare quello che è stato.
La storia è lì e serve per capire chi siamo, da dove veniamo, dove volgiamo andare e come crescere, cercando di non rifare gli stesi errori. Potrebbe essere un’utopia, ma cacellarla non aiuta, anzi ci rende deboli e incapaci di reagie e di capire.
Eppure, signori la storia è attorno a noi e ci parla sempre. Monumenti, arte, letteratura, fino alle nostre scelte di vita, al nostro cibo, influenzano le nostre scelte di vita e il saper scelglere e pensare liberamente. Cose che agli “eletti” da fastidio, per cui attaccano la “nostra” storia.
Attaccare la storia è da barbari e ignoranti, è come attaccare l’Italia stessa. Questa è una vera dichiarazione di guerra.
twitter@PrimadiTuttoIta