di Francesco Braga
Mancano meno di 100 giorni alle midterm elections negli Stati Uniti: l’8 Novembre prossimo verranno rieletti tutti i Deputati, che servono per due anni, ed un terzo dei Senatori, che servono per 6 anni. Sono 100 giorni importanti anche per l’Italia, dati gli stretti rapporti con gli Stati Uniti e la calda accoglienza dei Repubblicani lo scorso febbraio alla presidente di FDI Giorgia Meloni che ha parlato alla Conservative Political Action Conference, CPAC, la conferenza politica del partito Repubblicano, un appuntamento annuale ideate da Ronald Reagan nel 1974.
Cosa sta succedendo a Washington? Visto dal Canada, i Democratici sembrano essere in cattive acque; il presidente Biden è al minimo storico di supporto, al punto che gli stessi Democratici iniziano ad interrogarsi se abbia senso una sua seconda candidatura nel 2024. Biden, che ha sofferto una ricaduta del covid che lo aveva contagiato due settimane fa e quindi è in isolamento, cerca di sembrare più attivo del solito, giocando la carta della eliminazione di al-Zawahiri a Kabul con un attacco “chirurgico”: due missili di ultima generazione, senza esplosivo, ma con efficaci lame che permettono di minimizzare il rischio di danni collaterali.
I problemi di Biden e dei Dems rimangono: per esempio l’inflazione, la più elevata da 40 anni, la fallimentare politica energetica, il confine colabrodo (si dice che siano ben due milioni gli illegali entrati dall’inizio della amministrazione Biden), le immagini di scarsa lucidità che preoccupano l’opinione pubblica.
Poi il viaggio della Speaker Pelosi a Taiwan che sembra aver colto di sorpresa Biden. La situazione è per certi versi paradossale: l’Amministrazione ha pasticciato la cosa, ed ha dovuto rifugiarsi ad un debolissimo “nessuno, neppure il Presidente, può dire allo Speaker cosa fare”. Questo è vero, ma sembra un chiaro esempio di confusione, “poor leadership” e scarso coordinamento a Washington, soprattutto dato il consiglio, inusualmente pubblico, del Pentagono di lasciar perdere, cosa questa ormai non più praticabile per non dare l’impressione di cedere alle pressioni Cinesi.
Il viaggio ha avuto l’approvazione di molti Repubblicani, prova questa della determinazione bipartisan di supportare il governo democratico di Taiwan. Ma perché Pelosi ha deciso di visitare Taipei oggi, 25 anni dopo la breve visita dello Speaker repubblicano Gingrich nell’ Aprile 1997? I cattivi dicono che sia il canto del cigno della Speaker, che comunque è sempre stata una supporter di Taiwan. Nancy Pelosi si renderebbe conto che i Dems perderanno il controllo della Camera; dunque un gesto di visibilità e anche in aiuto alla immagine della Amministrazione Biden.
I veramente cattivi dicono anche che avrebbe scelto questo periodo anche per distanziarsi dai problemi legali del marito, che lo scorso maggio ha causato un grave incidente distruggendo la sua costosa Porsche e ferendo il guidatore della macchina investita; la polizia lo avrebbe trovato positivo all’alcool e a “altre sostanze” non specificate nel rapporto dell’incidente.
Nel frattempo si stanno svolgendo le primarie sia del partito Repubblicano che Democratico, che seguono diversi calendari e formati in diversi Stati.
Trump, che molti Repubblicani vedrebbero bene come candidato alle presidenziali del 2024, è impegnato in una sorta di crociata contro i 10 Deputati Repubblicani che nel Gennaio 2021 votarono con i Dems per il suo impeachment, poi cassato un mese dopo dal Senato 57-43 e vorrebbe assicurarsi che nessuno di loro si presenti alle mid-term di Novembre. Ad oggi, 4 dei 10 hanno annunciato di non volersi ricandidare, 1 è stato sconfitto e quindi non potrà candidarsi, 3 attendono il risultato delle primarie del 2 Agosto. Se, come sembra probabile, la maggioranza di coloro che “scartellarono” non si presentasse alle mid-term, questo potrebbe essere un segnale forte della possibilità di ritrovare Trump candidato nel 2024 e renderebbe ancora più difficile la ricandidatura di Biden che è opinione diffusa verrebbe sbranato da Trump.
Non parrebbe che la vicepresidente Harris possa godere della credibilità necessaria per una sua nomination, quindi il partito Democratico, dopo la molto probabile sconfitta alle mid-term si troverebbe con un’altra seria gatta da pelare: praticamente un “lame duck president” due anni prima delle presidenziali, senza sapere chi nominare nel 2024; ad oggi non esisterebbero infatti candidati “forti” per i Dems.
(Foto: twitter profile GOP)