Di Rosario Polizzi

Il nostro obiettivo principale è ormai quello di liberare la sanità, già sacrificata in ambito regionale per conferirgli un respiro mondiale. I progetti 2020-2030 devono essere la strada maestra per non farci travolgere dalla terza ondata degli effetti pandemici e finalmente precedere l’azione dei virus e finirla di inseguire “la bestia” in maniera anche grossolana e confusa visti i danni che stiamo subendo frutto soltanto della “pigrizia” mentale che non ha fatto prendere le dovute precauzioni a chi di competenza e a tempo debito. Ma questa oramai è acqua passata e la realtà odierna ancora una volta fa definire chi doveva programmare come i classici dilettanti alla sbaraglio.
Ora però, almeno noi che operiamo sul campo, facciamo in modo di non farci definire “diabolici nel perseverare”: passiamo da subito alle proposte che, se non ascoltate, possano servire per evidenziare al mondo intero l’inettitudine di chi programma in Italia e nel mondo in tema di sanità. Stiamo vivendo un periodo di crisi epocale italiana e internazionale di vastissima portata, che investe e, sotto certi aspetti, travolge la gestione del mondo della sanità ormai completamente diverso da come è stato rappresentato e gestito fino ad oggi.
L’epoca covid19 ci sta insegnando che dobbiamo sederci attorno al grande tavolo della Scienza (e questo è un tavolo di dimensione mondiale paragonabile a quello di Yalta del febbraio 1945 – solo che allora si divisero il mondo) dove il globo si riunisce per individuare e discutere dello stato della Ricerca. Un sistema che si basa sulla cooperazione volontaria.
Il grande progresso scientifico e tecnologico pur migliorando in modo inimmaginabile le condizioni materiali e la speranza di vita, non sembra avere reso l’uomo più felice. Grazie a questo straordinario sviluppo, l’individuo ha raggiunto una ricchezza, sicurezza e longevità sconosciute nella storia dell’umanità, ma è oggi immerso in una società sempre più complessa e in rapida trasformazione, in cui diventa sempre più difficile, ma è diventato urgentissimo, operare delle scelte e dare un senso all’esistenza in un crescente e violentissimo divenire. Una Sanità che funziona deve proiettarsi nel 2030 e una nazione in salute non può balbettare nella ricerca, didattica, assistenza e nella sua Programmazione.
“La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!” (manifesto di Ventotene). Non si può non auspicare il ritorno alla grande competenza nella Sanità e si fa sempre più pressante la realizzazione di un Politecnico della Salute.
Punto importante è la Formazione intesa nel senso più ampio della parola. Siamo ad una svolta importante per la necessità assoluta di delineare una sanità espressione di professionalità medica e infermieristica di alto livello. Mai abbiamo avuto per la Sanità in Italia ad esempio la strabiliante disponibilità di 240 milioni di euro per assunzioni di medici e infermieri nel Servizio Sanitario Nazionale, e per la reale ristrutturazione dei presidi. Mai come in questo momento nel nostro Sud si può concretizzare la proposta aperta al mondo del Politecnico della Salute: cioè la convergenza delle Scuole di Medicina delle Università ed i Politecnici per realizzare il nuovo medico proiettato, con Piani di Studio innovativi, verso la gestione della Sanità Digitale (vero punto di snodo verso il modo di essere sanitari nel futuro).
È dunque fondamentale parlare di alta formazione per sviluppare competenze nuove e affrontare situazioni di complessità crescente che potranno ridisegnare il ruolo stesso del medico e il suo rapporto con il paziente, che rimane centrale, ma supportato dalla tecnologia e dagli approcci ingegneristici. Occorre essere medici capaci di governare e orientare lo sviluppo dell’innovazione in Medicina, medici in grado di sfruttare appieno le nuove tecnologie, conoscerne i meccanismi, governarne i processi per modificarli. Servono laboratori aperti e modulabili collegati in modo diretto. Così ci affacciamo al mondo. Ci si potrebbe chiedere: ma quindi alla fine contaminiamo il medico o l’ingegnere? Gli “indecisi” non saranno più costretti a scegliere. Ciò che fino a pochi anni fa poteva sembrare un accostamento stravagante è in realtà progressivamente diventato uno dei filoni di maggiore sviluppo nelle scienze mediche, sempre più “contaminate” dalla tecnologia, dalla statistica, dalla matematica. Il nuovo corso unisce, in un processo dinamico e strettamente connesso, i valori cardine della laurea in Medicina quali umanità, qualità delle cure e attenzione al paziente, a competenze tecnico-scientifiche proprie dell’ingegneria.
* docente della Scuola di Medicina dell’Università di Bari e già vicepresidente della Commissione lavoro della Camera dei Deputati.