‘Crazy Krizia’, gli americani l’avevano ribattezzata così: non era facile per loro comprendere la sua moda, il problema sorgeva quando si rendevano conto che era impossibile non amarla però. Al secolo Maria Mandelli, per tutti Krizia, come la protagonista del dialogo di Platone caratterizzata, la nostra, dal vezzo della K perché le cose già scritte a Maria non piacevano: quando la moda aveva casa tra Firenze e Roma, lei la portò a Milano; quando negli anni ’70 lo stile voleva gonne lunghissime, lei disegnò gli short mozzafiato con cui vinse il “Tiberio d’oro”.
Sarebbe “rivoluzionaria” la parola giusta, perché se troppe volte si abusa di questo termine è difficile trovarne uno sinonimo per inquadrare chi ha contribuito a rendere Milano l’unica in grado di essere antagonista di Parigi. Nelle parole di Laura Biagiotti rilasciate a Repubblica c’è il ricordo di una splendida amica e un’affascinata collega, fu la squadra composta da loro, Walter Albini e Missoni a portare all’alba degli anni ’70 l’Alta Moda nel capoluogo meneghino “Eravamo un gruppo sparuto – ha raccontato Laura Biagiotti, stilista e fondatrice dell’omonima casa di moda — siamo stati i primi a lasciare Firenze e a credere in questa nuova sede, i capannoni della fiera di Milano, città che poi si è rivelata unica antagonista di Parigi. Mi piace ricordare Mariuccia come grande mecenate”.
Artista ed imprenditrice, mai doma nella creazione di novità e signora nell’Italia dello sviluppo economico. Lo scalpore dei suoi abiti ha conquistato negli ’70 e ’80 tutto il mondo: i contrasti del bianco e nero quando i colori dominavano la scena, la linea di animali irriverenti che finì in dosso a lady Diana ed il multiplo alla Marylin che Andy Warhol le aveva dedicato. L’Italia forte in tutto il mondo, con lo sguardo e la mente oltre i confini ma con l’umiltà di chi ha appena cominciato. “Il futuro è dei giovani, presto appariranno sulla scena parecchi nomi nuovi e finirà questa oligarchia della moda –aveva confessato una volta la stilista Maria Mandelli – Ma, attenzione, se noi siamo ancora qui significa che non abbiamo smarrito il genio e che in giro, tra i possibili emergenti, ci sono troppi presuntuosi e troppi arroganti. E pochissima umiltà”.
Uno store a New York contenente il multiplo di Warhol, la soddisfazione di aver vestito alcuni tra i personaggi più famosi del mondo, l’accordo del 1978 con la Florbath per la creazione di ‘K de Krizia’ e il titolo di commendatore della Repubblica italiana ottenuto al fianco di Giorgio Armani, Gianfranco Ferré, Gianni Versace e Valentino Garavani. Una vita ricca di soddisfazioni condotta sempre vicino allo stesso uomo, l’unico che era vicino a lei anche quando se n’è andata: Aldo Pinto, marito e sparring partner che sposo fu, neanche a dirlo, nella lontana Giamaica di cui Krizia era tanto innamorata.
Ad 89 anni la scelta di abdicare, nel febbraio 2014 l’azienda passa ufficialmente nelle mani della Shenzen Marisfrolg Fashion. “Ho deciso per un motivo ben preciso”, dirà la stilista bergamasca. “Dare un seguito al mio lavoro. Ho avuto diverse possibilità di scelta, ma l’incontro con Zhu Chong Yun e l’intesa con questa donna sono stati determinanti”.