Perdonateci se abbiamo ritardato di qualche giorno l’uscita del nostro mensile, ma era giusto attendere l’esito delle elezioni politiche e dire la nostra.
Certo, ad urne aperte e risultato acquisito, il commento è più difficile di quanto potessimo immaginare.
Speravamo di poter celebrare la vittoria del centrodestra ma si è trattato di una vittoria a metà. Numericamente la coalizione è la prima, al 38%, ma i numeri non bastano ad assicurare la maggioranza di cui necessita un governo. E questo accade perché lo schema bipolare a cui eravamo abituati, centrodestra versus centrosinistra, è messo in crisi (complice anche la cervellotica legge elettorale, il cd “Rosatellum”) dal successo del terzo incomodo, il movimento grillino dei “5stelle”, divenuto partito di maggioranza relativa (32%) grazie al suicidio assistito del Pd a guida di quel presuntuoso guappo fiorentino che tutti doveva rottamare e invece finisce rottamato.
L’Italia di fatto si spacca in due assegnando la netta vittoria al centrodestra nelle regioni del centro nord, ed ai 5 stelle nel sud e nelle isole. Ma è proprio in questa zona del paese, quella che soffre di più le conseguenza di una crisi economica e sociale da cui non si è usciti (checché ne raccontassero Renzi o Gentiloni), che impressionano le percentuali oltre il 40% dei grillini: un voto prima di tutto “contro”, antisistema, di protesta che non vuol riconoscere niente e nessuno, più che di appoggio alle strampalate promesse del M5S sul “reddito di cittadinanza”.
Certo, vedere che Confindustria e certi poteri si coccolino Di Maio (quello che nel curriculum scrive steward nella curva del Napoli) lascia perplessi e danno da pensare le acute osservazioni del prof. Bagnai secondo cui “il reddito di cittadinanza è un modo per assicurare la deflazione dei salari, ma la rende totalmente accettabile e questa proposta non può che far piacere a Confindustria…”.
Al sud succede anche altro però, quello che fino a pochi anni fa sarebbe stato considerato inimmaginabile: lo sbarco della Lega di Salvini, che cancella la parola Nord dal simbolo e dal nome di quello che era il partito “padano” , antimeridionale e parasecessionista di Bossi.
Salvini modifica geneticamente la Lega, fa suoi cavalli di battaglia tradizionali della destra, parla di sovranità nazionale, combatte senza remore l’immigrazione selvaggia, predica il diritto alla sicurezza e al lavoro dicendo “prima gli italiani”, ed incassa percentuali a due cifre al Sud mentre è largamente il primo partito al nord.
Il nord produttivo e pragmatico premia largamente il centrodestra e accade un altro fatto estremamente significativo. Per la prima volta, dopo 25 anni di leadership incontrastata (o quando contrastata finita con l’eliminazione del “reprobo”), Berlusconi viene battuto, il suo partito confinato al secondo posto nella coalizione, insomma finisce un’era. E quella nuova è tutta da costruire perché ancora densa di incognite.
Sempre a destra, la Meloni con i suoi “Fratelli d’Italia” gioca la sua partita con una campagna generosa che però le frutta poco più del 4 %. Onore al merito, ma evidentemente non è giunto ancora il tempo di una rinascita forte e unitaria di quella destra politica che An seppe rappresentare nei tempi migliori. I frutti avvelenati della diaspora intossicano ancora quella terra e quell’aria…
E’ proprio lo spezzatino della destra che ha determinato, verosimilmente, per la prima volta da quando si eleggono i parlamentari all’estero, l’assenza di una rappresentanza alla Camera o al Senato di uomini provenienti da quel mondo: ci è andato vicino il presidente del Ctim, Vincenzo Arcobelli, primo dei non eletti in Nord America. Mancò la fortuna, non il valore. Lo diciamo a lui e agli altri che hanno comunque portato la bandiera del Ctim in questa difficile sfida.
Di più non vogliamo dire. I dati elettorali sembrano condannare il paese all’ingovernabilità e crediamo si tornerà comunque presto a votare.
Ma spetta al presidente della Repubblica svolgere il suo delicato compito e con rispetto attendiamo di sapere chi incaricherà e verso quale scenario si incamminerà l’Italia.
E di questo avremo più avanti tempo di scrivere e di dibattere…
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